Serve coraggio quando si parte, ma a volte ne serve ancora di più quando si torna. È il luglio del 1940, l’Italia è in guerra. Ricciardi – preoccupato per la figlia Marta e per i suoceri, in grave pericolo a causa delle origini ebraiche – ha ormai trasferito la famiglia a Fortino, il paese dove è nato. Lì, nei luoghi dell’infanzia, sperava di avere un po’ di quiete. È un caldo pomeriggio d’estate quando il detective Luigi Alfredo Ricciardi decide di tornare nel Cilento, la terra che ha segnato la sua infanzia e che riflette un passato intriso di ricordi indelebili. Un viaggio non solo fisico, ma anche interiore, che lo porterà a confrontarsi con le proprie radici e i fantasmi che lo accompagnano da una vita. In “Volver”, l’ultima avventura di Maurizio De Giovanni, il lettore è invitato a seguire questo viaggio affascinante, che si snoda tra misteri e riflessioni sul senso della vita.
De Giovanni, maestro nell’intessere trame avvincenti e atmosfere intense, ci riporta nella Napoli degli anni ’30, mentre Ricciardi si lascia alle spalle la frenesia della città, guidato dalla nostalgia di un luogo che ha sempre rappresentato per lui un rifugio.
Ricciardi, con il suo inconfondibile fascino introspettivo, si scontra immediatamente con il ricordo della sua infanzia. Ogni angolo, ogni scorcio del Cilento riporta alla mente frammenti di un passato gioioso ma devastato dalla tragedia. Ed è proprio in questo contrasto che ritroviamo una delle caratteristiche più affascinanti del suo personaggio: la continua tensione tra il dolore e la bellezza. La figura di Ricciardi, sempre attraversata da un velo di malinconia, si arricchisce di nuove sfumature man mano che il mistero si sviluppa.
La trama si complica quando Ricciardi si imbatte in un omicidio che scuote la comunità locale. Un uomo viene trovato morto in circostanze misteriose, e il nostro eroe, seguendo il suo innato senso di giustizia, decide di indagare. Ma la vera sfida non è solo quella di scoprire il colpevole; è anche quella di affrontare i segreti che legano la sua famiglia alla storia della località. Con il suo spirito determinato, Ricciardi scava nel passato, convinto che le risposte ai suoi quesiti siano nascoste tra le onde che lambiscono le coste, tra i racconti degli anziani e le tradizioni del luogo.
Le pagine di “Volver” sono costellate di incontri significativi: dalla saggezza delle nonne che sanno custodire i segreti del paese, ai giovani che aspirano a evadere da un’esistenza che sembra già scritta. Ognuno di loro contribuisce a dipingere un quadro vivace e autentico del Cilento, una terra che è quasi un personaggio a sé stante, con le sue contraddizioni e il suo fascino irresistibile.
Nel corso della narrazione, De Giovanni non perde occasione per esplorare temi universali come l’amore, la perdita e il valore della memoria. Il ritorno di Ricciardi nel Cilento diventa così un’opportunità per riflettere su ciò che significa appartenere a un luogo e su quanto il passato possa influenzare il presente. Con il suo stile evocativo, l’autore ci invita a percepire ogni emozione degli abitanti del Cilento: la gioia dei festeggiamenti locali, la tristezza per la scomparsa di una tradizione, la rassegnazione di chi ha visto partire i propri cari in cerca di fortuna altrove.
Il culmine della narrazione si avvicina quando Ricciardi finalmente svela la verità dietro l’omicidio. La scoperta mette in luce un intreccio di relazioni complesse che rimandano a scelte sbagliate e a sogni infranti, ma fondamentalmente porta con sé un messaggio di speranza. La giustizia, in questo contesto, non è solo una questione di risolvere un crimine, ma diventa un modo per sanare ferite profonde, un gesto di amore verso quelli che restano. In “Volver”, Maurizio De Giovanni ci regala non solo un giallo avvincente, ma un libro che stimola la riflessione sulla nostra esistenza e sul significato del ritorno. Ricciardi, con il suo sguardo penetrante e il suo cuore tormentato, diventa simbolo di tutti noi: eterni cercatori di risposte, naviganti tra ricordi e nuovi inizi. La chiusura del romanzo, che ci lascia con una sensazione di dolce malinconia, invita a considerare che ogni ritorno è, in fondo, l’inizio di un nuovo viaggio.
In conclusione, “Volver” rappresenta un capitolo straordinario nelle avventure di Ricciardi, un’opera che esalta la bellezza del Cilento e del suo popolo, e ci ricorda che, a volte, è solo tornando alle origini che possiamo trovare noi stessi.
“Volver” Ritorno alle origini: il Cilento del Commissario Ricciardi
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