Per molti sarà come tornare sui ginocchi dei propri nonni ed ascoltare le novelle, per tanti altri, per i più giovanotti, invece significherà guardare il sorprendente Cilento con occhi nuovi. È questa la magia compiuta da “Cume si ricìa na vota a Stella Cilento”. Un libro, quello presentato e accolto con grande affetto Domenica 8 Settembre 2024 nella piccola piazzetta di “Capocasale” nel borgo di Stella Cilento; un un tuffo in un passato che rischia(va) di essere dimenticato, ma che attraverso la penna appassionata di Diana Gozza esplode in tutti i suoi colori, regalando emozioni alle ultime generazioni e a quelle più datate.
Una raccolta di proverbi per conservare la saggezza dei nostri nonni e genitori e non perdere “l’allenamento” nel nostro dialetto. Vecchi modi di dire, detti, tutto di quella parlata cilentana che ancora oggi si tramanda in maniera sempre più flebile. Il libro è nato dall’idea di Diana Gozza, nativa di Stella Cilento ed edito da “Edizioni Magna Graecia” con la consulenza scientifica del Prof. Fernando La Greca, cilentano, già docente di Didattica della Storia antica e medioevale, Storia antica, Civiltà Romana, Antichità Romane e Storia Romana presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Salerno. Un piccolo volume per tramandare “modi di dire, proverbi, espressioni verbali, dialoghi, giochi, ricordi e tanto altro in dialetto (lingua) cilentana.
Nel corso della serata, presenti gli amministratori del Comune ed una folta platea, l’autrice Diana Gozza ha letto alcune citazioni dal libro che hanno coinvolto il pubblico presente, mentre il Prof. La Greca ha sottolineato l’importanza di questo “investimento culturale”. “In troppi credono sbagliando che il dialetto cilentano non sia nobile – commenta La Greca –, questo libro lo dimostra, penso che in queste pagine sia racchiusa una ricchezza immensa che è stata fatta riemergere”.
“Il libro, – commenta l’autrice – nasce dall’esigenza di salvaguardare un così vasto “patrimonio culturale”, da una voglia di riscatto, che restituisca voce e soprattutto dignità al “sentire comune” della gente, e da uno sconfinato amore per un luogo, la sua storia, le sue tradizioni, gli usi, i costumi.“
Riscoprire le radici, rivendicarne l’importanza con dignità, consapevolezza, salvaguardare, salvare una tradizione non potrà, a mio parere, che consolidare l’identità di un territorio. Le piccole comunità hanno non solo il dovere di conservare, valorizzare tradizioni, usi, costumi, “linguaggio” (dialetto), ma anche l’obbligo. Il contrario è la perdita della propria identità.