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Il Vangelo secondo Diego, teologi e giornalisti in campo. Presentazione a Palazzo Reale

Si presenta venerdì 26 novembre 2021 (ore 17:00) presso la Fondazione “Mezzogiorno Europa” a Palazzo Reale di Napoli , Il Vangelo secondo Diego, volume edito dalla Colonnese, a cura di Carmine Matarazzo e Michele Giustiniano, con una serie di contributi di teologi e giornalisti, che saranno presenti all’incontro. Il libro – sottotitolo La mano de D10S in 10 «rivelazioni» – vuole sottrarre la figura di Maradona all’«idolatrico encomio» del fanatismo ad ogni latitudine e del sincretismo tipico della religiosità del Sud, quanto al «codardo oltraggio» di chi con ipocriti fariseismi calca la mano sugli innegabili limiti umani dell’argentino per infangarne la memoria.

Autori dei testi raccolti nel volume sono l’arcivescovo emerito di Napoli, card. Crescenzio Sepe (Quanti talenti hai?), l’ex presidente del Calcio Napoli Corrado Ferlaino (Diego, un uomo d’amore), il caporedattore del TG-R Campania Antonello Paolo Perillo (Diego e l’amore che si pratica), il teologo e giornalista Michele Giustiniano (La mano di Dio e i piedi degli oppressi), il giornalista Peppe Iannicelli (I miracoli di Maradona), il poeta Erminio Maurizi (Salmi per Maradona), il direttore del quotidiano «Roma» Antonio Sasso (Diego mito e umanità), il parroco e insegnante Rosario Accardo (Il calcio come carità), il pastore metodista Franco Mayer (Maradona è meglio ’e Pelè), il teologo e docente della Pontificia Facoltà Teologica di Napoli Carmine Matarazzo (D10S e il suo paradosso) e il sociologo e docente dell’Università Roma Tre Luca Diotallevi (Un punto di vista divergente).

«Non si tratta di candidare Maradona ad un processo di canonizzazione – dichiara il curatore Michele Giustiniano, teologo e giornalista – ma di riconoscere come in molte delle sue scelte, in campo e fuori dal campo, Diego fosse animato da una genuina fede cristiana che, se non riuscì a preservarlo da vizi ed eccessi, ne orientò nettamente molte scelte cruciali e ne animò innumerevoli gesta». Il libro si propone complessivamente come un riuscito esercizio di Pop-Theology – come direbbe il vescovo Antonio Staglianò –, filone contemporaneo che si pone l’obiettivo di rintracciare i semi del Vangelo laddove non sono immediatamente visibili, laddove non te li aspetti.

La carità nascosta, alcuni episodi finora inediti, ma anche l’analisi del fenomeno quasi idolatrico del legame tra i tifosi napoletani e la figura del D10s, questo e molto altro ancora è Il Vangelo secondo Diego, che sarà presentato ufficialmente domani, alle ore 17, alla presenza degli autori, presso la sala della Fondazione Mezzogiorno al Palazzo Reale di Napoli. «Diego Armando Maradona non descrive solo la speranza dei napoletani, ma diventa l’icona di Napoli tra speranze e amare certezze, bellezza e senso di abbandono, riscatto e bisogno di affidamento. La gioia dei napoletani ancora viva, dovuta alle sue destrezze calcistiche e agonistiche, è pienamente umana, ma è trasportata su un piano superiore, dove la narrazione degli eventi diventa perfino mitologia» afferma Carmine Matarazzo, anch’egli curatore del volume, teologo e docente presso la sezione San Tommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, dove dirige il biennio di teologia pastorale.

«Maradona – prosegue Michele Giustiniano – ha indiscutibilmente incarnato istanze di difesa degli ultimi e dei diseredati propriamente evangeliche. Nella sua fede semplice e diretta, priva di fronzoli, insofferente ai ritualismi e alle mediazioni gerarchiche, ma genuinamente plasmata sui pochi e semplici comandi diretti del Signore, Diego rivelava un ideale evangelico radicale.  Per dirla con le Beatitudini alla mano: Diego aveva fame e sete di giustizia. E questo lo dimostrava in tutte le sue scelte professionali: per Diego non avrebbe avuto senso diventare più ricco e famoso, se questo avesse significato tradire quel suo orizzonte di valori in cui la voglia di giustizia e di riscatto per gli ultimi ebbe sempre la meglio sulla seduzione del potere».

«Maradona, un trequartista che gioca con il numero 10 – ha concluso Carmine Matarazzo – non è più solo un calciatore, ma un/il “dio” del calcio: D 1 O S. Ormai appare soprattutto dopo la sua morte quello che può essere definito un ologramma, utile a stigmatizzare per sempre la sua divinità calcistica».

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