Nel periodo che va da marzo a giugno inoltrato sono molti gli appassionati che partono per lunghe spedizioni boschive alla ricerca di asparagi selvatici, questi elegantissimi steli verdi che non solo sono deliziosi da gustare ma fanno anche bene perché possiedono una serie di proprietà benefiche per la nostra salute, in effetti, una vera prelibatezza. Ma siamo proprio sicuri di conoscere tutto su questa specie tipica della macchia mediterranea? Scopriamolo insieme. Gli asparagi sono tra i prodotti spontanei della terra maggiormente apprezzati sin dall’antichità. Molti conoscono e consumano gli asparagi coltivati, facilmente reperibili in commercio, i cui ceppi derivano dall’Asparago comune (Asparagus officinalis). Eccellente, però, e attivamente ricercato dagli appassionati per il suo sapore assai più deciso, è soprattutto l’Asparago pungente (Asparagus acutifolius), facilmente riconoscibile per foglie spinose, pungenti. In realtà esistono più di 200 varietà di asparagi che si distinguono in base al colore della cima (detta turione), al sapore e all’aspetto; ci sono gli asparagi bianchi, dal gusto più delicato, quelli violetti che hanno un sapore leggermente fruttato e quelli verdi dal gusto più intenso. Gli asparagi selvatici sono verdi e si distinguono perché hanno uno stelo più sottile ed un sapore leggermente amarognolo e penetrante ma molto più gustoso.
L’Asparago era già consumato dagli Egizi e dagli antichi Romani che già nel 200 a.C. avevano dei manuali per la coltivazione. L’asparago è citato da Teofrasto, Catone, Plinio e Apicio che ne descrissero minuziosamente il metodo di coltivazione e di preparazione. Agli imperatori romani gli asparagi piacevano così tanto che avevano navi apposite per andarli a raccogliere. Dal XV secolo è iniziata la coltivazione in Francia, per poi, nel XVI secolo giungere all’apice della popolarità anche in Inghilterra; solo successivamente fu introdotto in Nord America.
Ma l’asparago è un frutto? No. L’asparago non è un frutto, ma è il turione, ossia il giovane getto della pianta che, se non raccolto, si trasforma in un nuovo fusto. La pianta è dotata di rizomi, fusti modificati che crescono sotto terra formando un reticolo. Da essi si dipartono i turioni, ovvero la parte epigea e commestibile della pianta. Gli asparagi vanno raccolti quando sono ancora teneri, prima di assumere una consistenza lignea. Se non vengono raccolti, i turioni ramificano e raggiungono una lunghezza variabile da 1 a 2 m. L’asparago è una specie dioica cioè porta fiori maschili e femminili su piante diverse. I frutti (prodotti ovviamente solo dalle piante femminili) sono piccole bacche rosse, verdi o nere a seconda della specie, che contengono semi di colore nero.
Il termine asparago deriva dal greco aspharagos, a sua volta derivato dal persiano asparagi, germoglio. Cosa contengono: gli asparagi sono un alimento ipocalorico, 100 gr. contengono, infatti, solo circa 24 calorie ed una bassissima percentuale di lipidi (circa 0,17 gr). Sono formati dal 90% di acqua e sono particolarmente ricchi di provitamina A (indispensabile per combattere i radicali liberi e proteggere la pelle, i capelli e le mucose), vitamine del gruppo B (il cui ruolo principale è quello di trasformare il cibo in energia), vitamina K (essenziale per la salute delle ossa e la coagulazione del sangue) e vitamine C ed E. Tra i sali minerali contenuti negli asparagi ci sono magnesio, ferro, calcio, fosforo ed acido folico (vitamina B9 – raccomandato quindi alle donne in gravidanza) ma quello presente in maggiori quantità è il potassio (fondamentale per equilibrare il volume di liquidi nell’organismo).
Negli asparagi sono inoltre presenti l’asparagina, un aminoacido ed effetto diuretico che aiuta a sciogliere gli acidi urico e ossalico, la rutina utile per proteggere i vasi sanguigni, e la quercetina, un flavonoide dall’effetto antiossidante e antinfiammatorio. Proprietà e benefici degli asparagi selvatici. L’elevato contenuto di potassio e di asparagina, attribuisce agli asparagi un’importante proprietà diuretica, disintossicante e depurativa su reni e fegato, utili, quindi, ad eliminare i liquidi in eccesso e purificare l’organismo dall’accumulo di scorie e tossine; per questo motivo il consumo di asparagi è particolarmente indicato per chi soffre di ritenzione idrica e di ipertensione e per la prevenzione di calcoli alle vescica e ai reni.
Essendo ricchi di sali minerali, gli asparagi selvatici svolgono anche un’efficace azione rimineralizzante e grazie a tutte le sostanze contenute, in particolare alla vitamina K, il consumo di asparagi è consigliato anche per aumentare la fluidità del sangue e regolare la circolazione sanguigna. La rutina contenuta negli asparagi svolge un’azione benefica sui capillari perché aiuta a rinforzarne le pareti, mentre l’acido folico presente in elevate quantità, è necessario per la formazione di nuove cellule ed è molto utile per le donne in gravidanza in quanto è in grado di prevenire eventuali malformazioni neonatali. Gli asparagi sono anche ricchi di fibre che favoriscono la digestione e facilitano il transito intestinale senza irritarne la mucosa, per questo sono indicati per chi soffre di stipsi ed intestino pigro. Essendo poveri di calorie, possono essere tranquillamente consumanti da chi segue una dieta ipocalorica.
Ma questi “doni” della natura possono avere anche delle controindicazione nella loro assunzione. Difatti, l’effetto diuretico degli asparagi può irritare i reni, pertanto il consumo di asparagi è sconsigliato a chi soffre di disturbi renali, cistite, calcoli renali e vescicali, gotta e prostatiti. La purina (da cui deriva l’acido urico) contenuta in questo alimento, può aggravare questi disturbi. Gli asparagi contengono anche acido acetilsalicilico, quindi sono sconsigliati a chi ne è intollerante. Come si consumano. Gli asparagi selvatici hanno un gusto leggermente più intenso ed amarognolo rispetto alle altre varietà e si possono consumare in tanti modi sia crudi che cotti. Il modo migliore per mangiarli crudi è quello di aggiungerli alle insalate, in questo caso bisogna tagliare la parte inferiore che risulta più dura e quindi anche più difficile da masticare. In alternativa si possono consumare leggermente lessi, conditi con un po’ di olio e limone, aggiunti a pasta, minestre e zuppe oppure come ingrediente principale di risotti e frittate. Possono essere anche cucinati in umido o conservati sott’olio.
Alcune notizie tratte da “ViverSano”