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Il recente sciame sismico in Irpinia e la sua differenza con l’attività nei Campi Flegrei

Nella serata di sabato scorso, la popolazione di Montefredane, un comune situato in Irpinia, ha vissuto momenti di apprensione a causa di diverse scosse sismiche, la più intensa registrata con una magnitudo di 4.0 alle ore 21:49. Fortunatamente, nonostante il panico generato tra i residenti, gli eventi sismici dell’Irpinia hanno causato danni limitati e nessuna vittima. Tuttavia, l’eco di queste scosse si è protratto nel corso della notte, quando un’altra scossa di magnitudo 3.1 ha interessato anche i Campi Flegrei, poco prima dell’una. Questo secondo evento ha riacceso l’attenzione su un’area già nota per la sua instabilità geologica.

Lucia Pappalardo, direttore dell’Osservatorio Vesuviano, ha fornito un’analisi approfondita riguardo le differenze tra gli sciami sismici dei Campi Flegrei e la sequenza tellurica attivata in Irpinia. Secondo la Pappalardo, in un’intervista rilasciata a Fanpage.it, mentre nelle aree flegree l’attività è principalmente legata al fenomeno del bradisismo, in Irpinia si registra una dinamica diversa, di origine tettonica, correlata al movimento delle faglie. Questo aspetto distingue nettamente i due fenomeni e richiede un’attenzione specifica da parte degli esperti e delle autorità locali. Nell’osservare i Campi Flegrei, Lucia Pappalardo sottolinea che il sollevamento del suolo continua a progredire, con una media di 15 millimetri al mese. Questo innalzamento costante genera, per sua natura, aspettative di ulteriori eventi sismici nella regione, sebbene l’intensità massima prevista rimanga contenuta. Infatti, il terremoto più energetico mai registrato in questa zona ha raggiunto una magnitudo di 4.6, rappresentando il massimo atteso per il futuro prossimo.

Al contrario, il contesto irpino è caratterizzato da un diverso tipo di rischio sismico. In questa area, la storia geologica e la disposizione delle faglie giocano un ruolo cruciale nell’ambito dei fenomeni tellurici. Pappalardo fa riferimento al devastante terremoto del 1980, che aveva raggiunto una magnitudo di 6.9, sottolineando come l’origine di questo evento fosse di natura tettonica, dovuta al movimento di faglie molto più estese rispetto a quelle dei Campi Flegrei. Le faglie in Irpinia sono complesse e interconnesse, e l’attuale attività sismica sembra essere collegata a una faglia che si trova un po’ più a ovest e a sud rispetto a quella responsabile del tremore che devastò la regione nel novembre del 1980. Il cambiamento nella sismicità è di particolare interesse, poiché, sebbene sia impossibile fare previsioni certe sui terremoti, l’analisi dei dati storici e delle dinamiche geologiche offre spunti significativi per la valutazione dei rischi futuri. Lucia Pappalardo afferma chiaramente che non si possono escludere ulteriori manifestazioni sismiche nella zona, un avvertimento che deve essere preso seriamente sia dai cittadini sia dalle autorità competenti. Questa incognita rende necessaria la sensibilizzazione della popolazione riguardo le pratiche di protezione e preparazione in caso di emergenze.

La situazione nell’Irpinia, e in particolare a Montefredane, evidenzia la complessità degli studi geomorfologici che devono considerare molteplici fattori, non solo le caratteristiche geologiche ma anche gli aspetti socio-economici delle comunità interessate. L’allerta sismica e la consapevolezza collettiva sono strumenti essenziali per affrontare eventuali crisi. La comunicazione costante tra esperti del settore e popolazione è fondamentale per garantire una risposta adeguata in caso di eventi futuri.

Il recente sciame sismico in Irpinia e l’attività nei Campi Flegrei ci ricordano l’importanza di una vigilanza continua e della preparazione nei confronti di eventi naturali imprevedibili. La distinzione tra le due aree geologiche — una caratterizzata dal bradisismo e l’altra da movimenti tettonici — offre chiavi di lettura preziose per comprendere e gestire il rischio sismico. Se da una parte ci sono progressi nella comprensione delle dinamiche sismiche, dall’altra resta fondamentale il lavoro di informazione e formazione, affinché la popolazione possa rispondere in modo efficace alle sfide poste dalla natura.

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Massimo Cercola
Massimo Cercola
Massimo Cercola, appassionato di storia e territorio. Redattore della pagina "GeoBlog" di Cilento Reporter, un piccolo progetto, nato dall’esigenza, non solo di far conoscere le “bellezze” del territorio, attraverso una semplicissima applicazione web, ma anche quelle che sono le vicende e le storie legate ai monumenti, ai luoghi di culto o al semplice epitaffio che contraddistingue ed identifica con la propria forza storica, ogni angolo di questa meravigliosa terra: il Cilento !

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