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Nelle aree interne del Cilento sulle tracce del Lupo

Andrà in onda domenica 14 maggio, su Rai Uno, in seconda serata, all’interno degli autorevoli spazi di Speciale Tg1. “Il sentiero dei lupi”, di Andrea D’Ambrosio prodotto dalla Fondazione Apulia Film Commission, dalla Fondazione con il Sud e da Iuppiter Group, in collaborazione con Fondazione Picentia e Associazione WWF Silentum, ne sta facendo di strada tra premi nazionali e internazionali, proiezioni in giro per l’Italia, soprattutto in quell’Italia “interiore” di cui in tanti parlano, ma che pochi realmente conoscono.

Il film è il viaggio di Marco Galaverni, direttore scientifico “Programma&Oasi” del Wwf Italia, nelle aree interne del Cilento sulle tracce del mitologico animale sempre più presente in questi luoghi. La ricerca del lupo è il “sentiero” narrativo scelto per documentare non solo il fascino del “re della foresta”, ma soprattutto il grande patrimonio ambientale, umano e culturale di territori “in via d’estinzione”, perché considerati “marginali”, lontani dall’economia reale, magici ma tendenti allo spopolamento e alla “desertificazione”, termine che spesso compare nei rapporti Svimez sulla situazione del Sud Italia.

In un Cilento mai raccontato finora, Galaverni attraversa borghi e percorsi naturalistici per la prima volta sullo schermo (il sorprendente “Cammino di San Nilo” l’arco naturale sul Monte Cervati, la gola del Sammaro, la macchia di Pruno), incontrando personaggi che sembrano usciti da un libro antico di fiabe, tra cui lo scultore Saverio Scanniello, che rianima e plasma radici di ulivi, il contadino contemporaneo Angelo Avagliano, che censisce tipologie di grani e sogna la “ciucciopolitana”, i carismatici Alì Coccaro e Peppino D’Amico, i quali hanno trasformato un paesino in un originale albergo diffuso, il resistente Giuseppe Spagnuolo, ultimo abitante di Roscigno Vecchia, il cantastorie delle tradizioni Gianluca Lamanna, il pastore cestaio Carmelo Forte, che ha eletto le rondini come guardiane del formaggio caprino che produce.

Un’esperienza visiva e umana straordinaria che spinge “l’uomo che sognava i lupi” (titolo di un libro scritto proprio da Galaverni) nel ventre dell’Amazzonia del Sud per testimoniare la presenza del lupo, con una ricerca sul campo fatta attraverso tecniche di monitoraggio e raccolta dati come l’analisi delle impronte e delle feci dell’animale, l’utilizzo di foto trappole collocate in alcuni punti strategici dei boschi, l’ispezione delle tane, l’uso del wolf-howling (l’emissione di ululati registrati per ottenere una risposta dai branchi) e i preziosi racconti dei pastori, ultimi “custodi” delle montagne. A impreziosire le testimonianze Mia Canestrini, zoologa e autrice del libro “La ragazza dei lupi”.

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