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Nella classifica delle Ghost Town più ricercate c’è Roscigno Vecchia

Questa classifica è stata realizzata da Preply che è una piattaforma per l’apprendimento delle lingue online che mette in contatto insegnanti e centinaia di migliaia di studenti in 180 paesi nel mondo. Il suo database contiene più di 40.000 insegnanti che insegnano oltre 50 lingue, supportati da un algoritmo di apprendimento automatico che consiglia i migliori per ciascuno studente. Nata negli Stati Uniti nel 2012 da tre fondatori ucraini, Kirill Bigai, Serge Lukyanov e Dmytro Voloshyn, Preply è cresciuta passando dall’essere un team di 3 persone a una società di oltre 600 dipendenti di 62 nazionalità diverse, con uffici a Barcellona, New York e Kiev.

Per realizzare questo studio, Preply ha analizzato i borghi e le città italiane di ciascuna regione che sono totalmente o quasi disabitati, oppure che presentano una parte antica non abitata. Per ogni località, è stato esaminato il volume di ricerche sulla piattaforma Semrush, verificando che le query fossero effettivamente correlate a ciascun luogo. Questi dati hanno permesso di stilare una classifica delle città e dei borghi fantasma più cercati.

La top 10 si apre con Apice Vecchia, che fu colpita da ben due devastanti terremoti tra il 1962 e il 1980 costringendo la popolazione a fuggire e che vanta ben 4400 ricerche. Ad Apice, le lancette dell’orologio si sono fermate al 23 novembre dell’1980. Tutto è rimasto com’era. Le insegne dei negozi, l’illuminazione pubblica, le strade ciottolate, le chiese, la scuola. Tutto è immobile, fisso. Le porte sono aperte e dentro le sale c’è un lungo silenzio. C’è nell’aria l’atmosfera dei templi profanati. Le porte sono aperte, i segreti svelati. Le stanze sono piene di oggetti, negli scaffali i libri sono al loro posto, gialli e stanchi da volersi sedere, raccogliere i dettagli e ricostruire le vite di chi ha abitato in quelle stanze. Visitare le case abbandonate diventa presto un rito, una sorta di pellegrinaggio fra le cappelle della memoria. Per terra, nelle stanze in disordine, le mura cadute nascondono spesso frammenti delle storie che le hanno popolate. Sedendoti sui gradini della chiesa principale del paese, l’abbazia di S. Maria Assunta, il fiume scorre in basso e la città nuova è ora visibile su una collina non troppo lontana.

Simbolo ed imponente, il Castello dell’Ettore, lungo il percorso domina la valle. Non immune anch’esso al trascorrere del tempo inghiottito dalla serie di eventi che portarono all’abbandono del paese, ma non abbandonando mai quella magia che da sempre le sue mura hanno sprigionato e sprigionano tutt’ora. Guardando tutto ciò, ti vien da pensare che avresti voluto visitare questo posto da bambino. È difficile definire con le parole il tempo e la storia. Invece qui è tutto incredibilmente evidente: non sono necessari discorsi né lunghe spiegazioni.

A seguire Roscigno Vecchia, soprannominata la “Pompei del Novecento” e abbandonata a causa delle continue frane con 4.400 ricerche. Inserito nel 1998 nella lista dei siti Patrimoni Unesco, ad oggi Roscigno è un vero e proprio Paese Museo: definita la “Pompei del XX secolo”, il centro costituisce un eccezionale documento di storia di un passato non molto lontano, ma tanto diverso. Ai primi del ‘900 il centro fu abbandonato dagli abitanti in quanto minacciato da una frana. La sua storia si legge nella grande ed irregolare piazza Giovanni Nicotera, con la settecentesca Chiesa di San Nicola e la fontana, tra le case disposte a emiciclo intorno alla chiesa con botteghe, granai, stalle e abbeveratoi, nell’intricato labirinto di strettissime e dissestate stradine.

Primo del suo genere in Campania ed uno fra i più interessanti del Sud Italia, ha sede a Roscigno in sei sale dell’ex-municipio e dell’ex canonica il Museo della Civiltà Contadina. Attraverso foto, utensili e testimonianze varie, ogni sala racconta un ciclo lavorativo: dell’uva e del vino, dell’olivo e dell’olio, dell’allevamento e dell’attività casearia, della lavorazione dei campi e della lana, del grano e del pane. Il borgo non è stato intaccato dalla modernità, conservando i tratti urbanistici ed architettonici di un centro agro-pastorale dell’Ottocento. Inoltre, il borgo “fantasma” è stato usato come set cinematografico per videoclip e film, tra cui “Cavalli si nasce” di Sergio Staino, “Radio West” di Alessandro Valori e “Noi credevamo” di Mario Martone.

1900 ricerche per Romagnano al Monte paese abbandonato è arroccato su un impervio sperone roccioso a strapiombo sulle profonde gole del Platano, fiume il cui corso segna il confine tra Basilicata e Campania. La forma ondulata dalla montagna sembra ricordare un drago dormiente Sin dal periodo romano e medievale, la storia del paese è sempre stata travagliata, piena di sventure: continui terremoti, carestie e pestilenze.
Gli abitanti non si sono mai arresi alle avversità. Il paese è stato sempre ricostruito e ripopolato, alternando momenti difficili con periodi di fioritura demografica ed economica. Alla fine nel 1980 arrivò il colpo di grazia: il terremoto dell’Irpinia relegò l’intero borgo all’abbandono. Gli abitanti si trasferirono in nuove abitazioni costruite a 2 km dall’antico centro. Il borgo medievale fu gravemente danneggiato, ma non fu raso al suolo. Alcuni edifici dissestati mostrano ancora le cucine arredate con sedie e tavoli preparati per la cena, le lettere ingiallite, i barattoli di latta arrugginiti.

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