Come se non bastasse il grave problema della viabilità, con le continue frane di strade interne ed esterne, ora entra a far parte del “carnet delle meraviglie”, anche l’erosione del mare sulle coste che sta modificando lentamente il panorama “delle meraviglie”, trascinando via sabbia e radici degli arbusti che restano scoperti e le piante, basilari per l’ecosistema costiero muoiono. E del Gennaio 2009 la notizia della lenta, ma speriamo non inesorabile scomparsa della spiaggia, di S.Maria di Castellabate, dove alcune scene del film “Benvenuti al Sud” sono state girate.
Certo l’onore delle cronache è stato dato ad una spiaggia quasi a respiro nazionale, ma non dimentichiamo che anche altre zone della nostra costa, Casal Velino –Pioppi, Cala del cefalo a Marina di Camerota – Trentova ad Agropoli – Golfo di Policastro, sono a rischio grave di erosione con divieti di frequentazione che sono stati da anni diramati dagli Enti preposti, non sempre rispettati e per i quali mai è stata trovata una soluzione. In alcuni tratti la macchia mediterranea è già sensibilmente diradata, con conseguenze gravissime: infatti gli alberi costieri hanno la capacità di arrestare il vento che arriva dal mare pieno di salsedine e particolarmente erosivo, per non parlare poi delle numerose mareggiate che nell’ultimo decennio sono diventate sempre più violente fagocitando metri e metri cubi di arenile. La nostra costa, a mio parere, è una delle più colpite: in alcune spiagge l’erosione è visibile con dislivelli di oltre 2 metri, in altri il bagnasciuga è ridotto a una striscia minima. Il processo di erosione delle spiagge è naturale, ma viene accelerato e accentuato dalla rapida rivoluzione delle condizione climatiche complice anche la scarsa manutenzione degli alvei e gli interventi umani, con costruzioni di infrastrutture che di fatto modificano il sistema delle correnti, vedi il porto di Casal Velino, costruito a nord della spiaggia e che secondo gli esperti ne ha provocato l’erosione di circa 2,5 km e si sa i porti bloccano la sedimentazione fluviale lungo la riva, come se non bastasse negli anni tra il 1970 ed il 1980 sono stati prelevati, da esse, circa 3milioni di mq. di inerti.
Le amministrazioni locali tentano di studiare sistemi per rallentare il fenomeno: ad esempio con barriere subacquee di protezione costituite da sacchi di sabbia o ghiaia, oppure con l’immissione nel mare di scogliere poste in posizione perpendicolare o parallela alla costa. Le soluzioni proposte possono risultare valide in un tratto di costa ma non dovunque, perché molte sono le variabili in gioco. L’argomento dovrebbe essere oggetto di maggiore ricerca da parte di esperti, perché di enorme interesse ecologico, naturalistico ed economico.
«L’erosione naturale delle spiagge si aggraverà nei prossimi 100 anni», dice il professor Ortolani. intervistato da CampaniasuWeb, ordinario dell’Università Federico II di Napoli, secondo il quale commenta: «se si vuole conservare la bellezza naturale bisogna riprodurre artificialmente le spiagge con sedimenti stabilizzati e dello stesso tipo di quelli esistenti. I progetti di difesa finora realizzati e previsti – conclude – servono solo a spendere denaro pubblico senza garantire un restauro geo-ambientale sostenibile e duraturo». Si calcola che per ogni metro quadro di spiaggia perso per erosione si paghino 1000 euro, sia in termini di guadagno perso, sia per compensare i costi della protezione e dell’intervento. Le coste sono uno dei punti più fragili del nostro territorio. Dalla Liguria alla Calabria, le spiagge italiane sono in progressivo ritiro: su 8000 chilometri totali solo il 30% è rimasto intatto e negli ultimi è stato divorato oltre il 40% di esse – secondo quanto appurato in un dossier del WWF.