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Presepi di Natale nel Cilento, più vicini con il web

Solo quindici giorni ci separano dalle prossime festività natalizie che saranno sicuramente all’insegna della sobrietà. Il Natale ai tempi del coronavirus sarà scandito dal distanziamento. Non ci saranno baci e abbracci, ma soprattutto trascorreremo le festività con un numero ridotto di familiari o amici: presumibilmente sei al massimo. Addio quindi a feste, party, cenoni, veglioni, largo dunque alla morigeratezza, se non per il menù, almeno per il numero dei commensali.

Sacrificio insomma è la parola d’ordine che il Governo chiede a tutti gli italiani. La finalità è quella di non trovarci, passate le feste, con il drammatico aumento della curva epidemiologica avvenuta dopo l’estate. Il ritorno alla normalità, infatti, doveva accadere in maniera lenta e graduale. Ci attende quindi un Natale alla riscoperta dei valori veri: meno consumistico, ma sicuramente più intimistico.

“La pandemia ha rilevato il meglio e il peggio dei nostri popoli e il meglio e il peggio di ogni persona. Ora più che mai è necessario riacquistare consapevolezza della nostra comune appartenenza. Il virus ci ricorda che il modo migliore per prendersi cura di noi stessi è aprirsi alla cura e alla protezione di chi ci sta accanto. Consapevolezza del vicinato, consapevolezza delle città, consapevolezza regionale, consapevolezza della casa comune”.



Il Natale ai tempi del coronavirus si trascorrerà nel tepore delle mura domestiche, proprio come una volta. Tra mercatini e villaggi natalizi annulati,  le caldarroste, pasticelle, struffoli e zeppole saranno le protagoniste indiscusse di questo Natale 2020. Il Natale di ieri e di oggi sono completamente diversi, ma forse nel 2020 potrebbero trovare un punto d’incontro.

Anni fa veniva sottolineato maggiormente l’aspetto del rito carico di significato e tradizioni. In primis quella del Presepe, perché negli anni ‘50 e ‘60 non si usava allestire l’albero di Natale in casa. In campagna si andava a cercare il muschio nei boschi per strutturare al meglio il terreno dove si sarebbero poi adagiate le varie statuine. Vicina alla Natività era allestita la Cometa di Natale, la neve veniva realizzata con dei semplici batuffoli di cotone.

A mezzanotte si adagiava Gesù Bambino nella mangiatoia. La notte della Vigilia si giocava a tombola, a carte (sette e mezzo andava per la maggiore) e a dama. Grandi e piccini erano chiamati ad andare alla Messa di Mezzanotte. Durante la funzione religiosa, che prevedeva una partecipazione corale della comunità, si intonavano i classici canti natalizi. Di ritorno dalla chiesa ci si riuniva con i parenti attorno al camino degustando i fichi secchi  e noci.

La tradizione del Presepe nel Cilento, non credo abbiano origini secolari anche se le creazioni inerenti questa piccola grande arte sono da ricercarsi nei piccoli ambiti familiari già ai primi del 1900 poi sviluppatesi in vera e propria arte, anche commerciale, con l’arrivo del famoso “boom economico” (metà degli anni 1960). La ricerca di creare bellezza ed emozione nella realizzazione di un presepio, è strettamente legata all’arte che essa possa essere “minore” o arte “vera”, non ha importanza.

Gilbert K. Chesterton sosteneva che “la dignità dell’artista sta nel suo dovere di tener vivo il senso di meraviglia nel mondo”. Quanta meraviglia può innescare un presepio ben realizzato? Il presepe, che io sin da piccolo realizzavo,  si  presentava  come una piccola città, anzi, come un piccolo “mondo”;  monti, valli, piccoli fiumicelli di carta stagnola, case disperse sulle montagne e tanto altro affollavano quello che poi sarebbe stata la giusta scenografia per la rappresentazione.



Certo quell’ammasso, a volte informe ed umidiccio (dovuto alla grande quantità di muschio) non aveva nulla a che fare con le enormi rappresentazioni nelle chiese o a quelli della più famosa via di San Gregorio Armeno, ma era per me un momento importante e gioioso.

Ora, la mancanza di tempo, sicuramente la poca passione ed il velocizzarsi della quotidianità mi hanno fatto scegliere una più rapida “strada” per la rappresentazione della venuta di Gesù: l’immancabile albero addobbato con annessa piccola grotta della natività. Ma per fortuna quest’anno mi è venuta in aiuto la rete, molto importante in questo momento e per molti sinonimo di vicinanza.

“Spulciandola”,  come è mio solito fare, mi sono imbattuto nelle meraviglie create da Massimo Antuoni, originario di Cannalonga che io definirei Maestro Presepiale. “Aggirarsi”fra le foto delle composizioni di Massimo,  pubblicate dalla pagina Facebook CilentoBlog, (potrete vederle alla fine dell’articolo)  è una vera e propria goduria per gli occhi e per la mente. Le sue realizzazioni, declinate nelle infinite scenografie, ci consentono di sviluppare la fantasia; le  prospettive, la pittura, l’illuminazione, la piccola falegnameria, i piccoli, minuscoli accorgimenti  fanno si che si materializzi ciò che si era pensato e ci si emoziona ad ammirarlo, sicuramente una soddisfazione che ripaga ampiamente dell’impegno profuso.

Altrettanto soddisfacente è pensare come questa arte riesca a rasserenare l’animo e a diffondere il messaggio di pace e di fratellanza a chi, anche se per pochi minuti, si ferma ad ammirarne la bellezza.



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