Prima PaginaCilento MagazineLeggendeLa Regina verde della baia di Trentova

La Regina verde della baia di Trentova

Le fiabe della tradizione popolare sono caratterizzate da racconti più o meno lunghi e centrati prevalentemente su avvenimenti e personaggi fantastici, quasi sempre con sottointeso un intento formativo o di crescita morale. Solo nell’ultimo secolo si associano le storie della cultura popolare a favole per i più piccoli, ma tutto sommato sono un piacevole intrattenimento per chiunque, gradite sia agli adulti che ai bambini di entrambi i sessi. Le sere d’inverno ci si trovava tutti quanti davanti al camin e alla poca luce fioca delle lampadine a tungsteno.
Noi ragazzi dopo aver giocato ci incantavano ad ascoltare il nonno o la nonna che con grande maestria ed estro raccontavano storie di re, di fate morgane, di lupi mannari, di munacielli e di janare e di giovanotti che sposavano principesse.
Erano favole fantastiche e infinite, che duravano anche una settimana. Eccone una.

Secoli fa, i Saraceni, arrivati dal mare con una corposa flotta di navi,  si impadronirono di Agropoli e del territorio circostante.  Il comandante, capo della flotta che aveva portato con se la sua unica figlia Ermegalda, non tardò a proclamarla regina  e se stesso re. Ermegalda era una ragazza bellissima ma dallo sguardo triste, l’unica cosa che la contraddistingueva era il colore verdognolo del volto, infatti, fu soprannominata dagli abitanti del luogo “La Regina Verde”. Era bella, bellissima, tanto da far passare in secondo piano quello strano colore del suo viso; tanti furono i nobili dell’epoca che si prodigarono nel corteggiarla ma senza alcun risultato. La regina amava fare lunghe passeggiate su quelle che erano allora le primordiali spiagge agropolesi e fu appunto che, durante una di queste passeggiate, su quella che è oggi la spiaggia di Trentova, scorse un pescatore che dal mare tirava in barca reti colme di pescato, incuriosita le si avvicinò e stette lì a guardarlo, senza parlare, fino a che egli, con la barca stracolma di pesci, andò via.

Cosi continuò per giorni e giorni, guardava il pescatore all’opera ma non osava parlargli visto la sua timidezza ma anche perchè, il suo rango di Regina, non gli permetteva di proferire parole con persone di basso lignaggio quali era il pescatore.
Ma,  al sesto giorno, durante la sua rituale passeggiata sulla spiaggia di fronte la baia di Trentova,  ella accantonò tutte le sue remore e protocolli  ed iniziò a conversare con l’uomo. Presto tra i due nacque l’amore e con esso, magicamente, anche il colore verde del suo viso iniziò a tramutarsi in rosa. Trascorsero giorni, mesi e l’amore “clandestino” tra i due diventava sempre più forte. Essi erano soliti vedersi, al riparo da occhi indiscreti, in un piccolo capanno costruito dal pescatore sulla quella spiaggia.  Giunse l’inverno, Ermegalda, come ogni giorno, raggiungeva  quel capanno, dove, nelle giornate più fredde, era solita accendere un fuoco per riscaldarsi e renderlo accogliente aspettando così l’’arrivo del suo amato; il fuoco bruciò tutto il giorno, infine si spense, il pescatore non tornò.

Lei lo aspettò per tre giorni e tre notti senza far rientro al castello, poi seppe di quelle imbarcazioni inghiottite dal mare in tempesta al largo di Agropoli e tra queste, immaginò, anche quella del suo amato.La perdita di questo amore, portò la “Regina Verde” allo sconforto, il viso le tornò d’un tratto verdognolo la rupe vicino al castello dalla quale si lanciò, le sembrò l’unica cura per lenire l’amorevole perdita.

Ad attenderla nelle gelide acque, però,  c’era il Dio del Mare  che ne ebbe pietà e volle risparmiarla tramutandola in Ninfa.  Ancora oggi , i vecchi pescatori, raccontano la leggenda della Regina Verde che vive in una grotta sotto il promontorio di Agropoli ed il suo pianto ancora si ode nei giorni di mare in tempesta.

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