Prima PaginaCilento MagazineLeggende"Capelli di Venere". La leggenda di un amore spezzato

“Capelli di Venere”. La leggenda di un amore spezzato

Abbiamo sempre ammirato, andando direttamente sul luogo o attraverso mirabili foto, questo splendido scenario dettato dalla natura che è la cascata“capelli di venere. Proprio qui, a due passi dal piccolo centro di Casaletto Spartano e dal Golfo di Policastro, si trova questa splendida opera d’arte, creata da madre natura, fatta da affusolati getti d’acqua che nascono dalle acque del Rio Bussentino, un affluente del fiume Bussento, Durante il suo percorso, fatto di avallamenti e piccole pozze nelle quali è possibile anche fare il bagno e concedersi un indimenticabile percorso benessere a costo zero, quest’angolo di paradiso offre allo sguardo del visitatore scenari unici con vere e proprie scenografie naturali,  e che, allo stesso tempo, offrono riconosciute proprietà benefiche come lo stare sotto il getto d’acqua che arriva ad una temperatura di circa 6-8 gradi.

Ma lo spettacolo, è completato da una pianta che qui nasce rigogliosa chiamata capelvenere, sulla cui nascita si tramanda un’antica leggenda. Si narra che un giorno la dea Venere, per darsi ristoro dal caldo e trovare un po’ di pace si recò in questa meravigliosa oasi; amava quel posto, ne aveva fatto il suo luogo segreto, il suo paradiso personale, il suo piccolo angolo per ritemprarsi. Amava stendersi su quell’erba, socchiudere gli occhi ed ascoltare in contemplazione il suono della natura. Di lì un giorno si trovò a passare un pastore con il suo gregge.

L’uomo udì, non molto distante dal suo cammino, la voce suadente di una fanciulla che si dilettava a cantare e a ballare su di uno splendido prato di margherite bianche. Si avvicinò e non poté  far altro che ammirarla e contemplarne in silenzio la sua bellezza; perdutamente se ne innamorò.

Amava tutto di lei, la sua voce, i suoi occhi ma soprattutto i suoi lunghi capelli biondi, color oro  alla sua vista morbidi come pregiata seta, essi danzavano con lei come soffici  piume. Desiderava quella chioma più di ogni altra cosa al mondo ed una notte, mentre Venere dormiva, si avvicinò e ne tagliò una consistente ciocca. La dea si svegliò di soprassalto mentre il gaglioffo scappava con in mano i suoi capelli ed arrabbiata per quel vile gesto, tramutò quella ciocca  in acqua che immediatamente scivolò dalle mani dell’uomo, aumentando di intensità e di volume tanto da annegarlo nel giro di breve tempo.

Ma Venere non era malvagia ed ascoltando le urla del giovane che stava affogando cercò di salvarlo, ma nulla ormai poteva bloccare l’impeto delle acque che ella aveva scatenato e per il malcapitato non vi fu nulla da fare… morì.  Venere comprese l’amaro suo gesto e l’amore che il povero pastore aveva avuto per lei , quindi decise di trasformare quelle acque in cascate, nate dai suoi capelli e dall’amore del giovane pastore per una dea.

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