In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulla donna, ancora una volta si è manifestata, nel nostro Cilento, una diffusa consapevolezza dell’importanza di continuare a sensibilizzare il contesto relativamente al problema, purtroppo ancora molto diffuso, della violenza di genere. Mai, d’altra parte, come nel caso della lesione di alcuni diritti umani inalienabili di cui sono oggetto le donne, è fondamentale l’innalzarsi di voci, quanto più convinte ed accorate possibile, che possano contrastare il rischio dell’indifferenza. Infatti, tale malattia dell’anima, tale addormentarsi delle coscienze impedirebbe, o quantomeno rallenterebbe moltissimo, quel cambiamento culturale necessario per passare dalla formale enunciazione della cessazione di ogni discriminazione di genere, alla sostanziale e diffusa realizzazione dei diritti delle donne.
Il valore aggiunto quest’anno alla giornata nella nostra terra, va individuato nel fatto che nonostante tutte le difficoltà di socializzazione dovute alle restrizioni necessarie per far fronte alla pandemia causata dal coronavirus, la sollecitazione a mettere insieme le proprie risorse è salita direttamente da liberi cittadini. Infatti le manifestazioni e le foto sui Social si moltiplicano ed è questo un segnale che non può non suscitare un sentimento di gioia, ma anche di soddisfazione, di fronte alla presa di coscienza che il processo iniziato da tempo e finalizzato a ri-creare Comunità, non solo ci appartiene ed è ormai radicato nel nostro contesto, ma continua a trovare ulteriori possibilità di espansione. E questo deve essere per tutti noi motivo di orgoglio e di un forte sentimento di appartenenza. Le misure di confinamento dettate dalla pandemia hanno acuito il fenomeno della violenza contro le donne, costrette a rimanere chiuse nelle loro case in compagnia dei loro aguzzini. I centri anti-violenza e le case rifugio hanno dovuto così fare fronte a un’emergenza nell’emergenza. Il periodo di pandemia ha fatto infatti registrare un aumento vertiginoso di stupri, femminicidi, violenze domestiche e omolesbobitransfobiche, in tutto il mondo.
In Italia, tra marzo e giugno 2020, vi è stata una crescita del 119,6 per cento delle chiamate al numero telefonico antiviolenza e un incremento del 74,5 per cento, solo nel primo mese di lockdown, delle richieste di aiuto ai centri antiviolenza. Secondo un dossier del Viminale, nei giorni di confinamento sono stati 58 gli omicidi in ambito familiare-affettivo che si vanno ad aggiungere ai 60 femminicidi avvenuti negli altri 279 giorni. Anche un’indagine Istat conferma come le violenze siano più che raddoppiate durante il periodo di isolamento.
Il numero delle chiamate, sia telefoniche sia via chat, nel periodo compreso tra marzo e giugno 2020 è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando da 6.956 a 15.280. Report da incubo è quello pubblicato dal Viminale e messo in rete oggi per la Giornata contro al violenza sulle donne. In Italia dall’1 gennaio al 21 novembre 2021 sono stati commessi 263 omicidi, con 109 vittime donne di cui 93 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 63 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner, secondo l’ultimo aggiornamento del report “Omicidi volontari” curato dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale, pubblicato online. Un femminicidio ogni 72 ore.