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“Sa’cchè”, locuzione in uso nel dialetto del Cilento

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Sa’cchè: locuzione assumibile in una sorta di avverbio interrogativo in uso nel dialetto cilentano. La sua traduzione letterale dovrebbe essere “sai cosa?”, o “sai che c’è?”, ma dalla mera traslitterazione non si deducono la portata e le sfumature da cogliere nel discorso.

Si pone come anello intermedio in un discorso diretto. Il parlante in una prima fase espone una serie di situazioni, problemi, osservazioni, uno stato di fatto, negativo o positivo che sia, e poi, prima di tirare le somme, o proporre una soluzione, o esprimere una presa di posizione che tenga conto della premessa, usa far precedere la dichiarazione di sintesi finale da questo “sa’cchè?”, pronunciato con tono interrogativo ad anticipare, o avvertire o sottolineare all’interlocutore una sintesi, una reazione, una decisione che potrebbero annunciarsi come inattesi e arbitrari.

Vi si può leggere, latente, una sorta di introduzione a un decidere di netto, con effetto tranciante, tale quindi da richiedere una forma verbale di introduzione che leghi tesi, antitesi e sintesi in una sequenza logica e consequenziale che si giustifichi alla luce di una premessa già ben illustrata.

Il suo significato si può modulare ed estendere con un ” e adesso sai cosa ti dico a questo punto?”(Esempio: “Fulìppo ogn’anno sposta chìro mùro inda lu mmìo, e na vòta e ddòie e trè, se tròva mòa trasùto rui metri inda l’uorto mio … sa’cchè? mo’ lu piglio e lu fòtto ppè l’aria, a iddo cu tutto lu mùro!”).

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