“Scumbirà”, verbo del dialetto cilentano usato in forma riflessiva (“me scumbìro”, “te scumbìri”, “se scumbìra”, ecc.).
Rappresenta una condizione umana di debolezza e di diminuite energie che rende particolarmente faticosa un’incombenza, un’opera, un progetto, un lavoro o uno studio (“‘Na catàsta re pànni rà lavà, u’ sciòrta, me scumbìro!”, “Avìa pulizzà ‘u vàscio, ma come veriètti tutte chère strummèdie e tutta chèra munnèzza r’arrunà, me scumbirài”, “M’avìa sturià tre capitoli re stòria, trenta pàggine re dirìtto, dùi canti re divìna commedia, e avìa fà na ricerca ‘ngòppa a le farfalle, ma me scumbirài tànto ca ‘u iuorno apprièsso faciètti filòne”).
Esprime un deflusso di volontà dall’organismo, l’abdicazione dinanzi ad un impegno, la dichiarazione di resa, la presa d’atto interiore d’una mancanza di nervi, lo sfibrarsi che si manifesta dinanzi alla prospettiva di uno sforzo che appare immane e che rende più facile cedere piuttosto alla tentazione e al languore di un riposo sia pur accompagnato da un rimorso o principio d’angoscia. Nel suo significato c’è, latente, un conflitto tra il dovere e la rinuncia, tra l’azione e l’ozio, tra volontà e negligenza, tra la decisione e l’inettitudine, tra “ciò che bisogna fare ora” e “ciò che si potrebbe fare domani”.
l dialetto cilentano conosce anche il verbo che dovrebbe corrispondere al contrario di “scumbirà”, ossia “firà”, anch’esso usato in forma riflessiva (“me fìro”, “te fìri”, “se fìra”, ecc.). Il “fira’ ” indica, di contro, un ardire, una condizione umana di forza o di coraggio oltre il limite ordinario e che, in ipotesi, potrebbe anche trasmodare in una sfera d’illecito non in linea con la morale comune, oppure in un gesto positivo ed apprezzabile (“sapìssi chè s’è firàto re rìce chìro fauzòne!”, oppure “Zi ‘Ntònio, benerìca, a cient’anni s’è firàto re fà rièci chilometri a ppère ppe’ sàglie ‘ngoppa ‘u monte”).
L’analisi della parola “scumbirà” riporta al verbo italiano “sconfidare” dove la consonante “f” si trasforma nella consonante “b” (secondo un fenomeno di betacismo che si riscontra anche in altri termini, come “offerta” che in dialetto si dice ” ‘mbèrta”). Nel vocabolario della Treccani il verbo “sconfidarsi” ha un significato in linea con quello di “scumbirà” dialettale (significa, infatti, “non confidare, non avere più fiducia in sè, o in una cosa, disperare”).
È una parola ancora molto usata nel parlato quotidiano, al contrario di quanto avviene per il corrispondente termine italiano che, invece, è in disuso; segno di una disposizione antropologica del Cilentano a dichiarare il pessimismo intorno ad un obiettivo, orientata a determinismo e fatalismo, ad imperativo dell’essere che non lascia granché spazio al divenire diverso da quello imposto dal destino,