“Scendàto“- participio passato del verbo che nel dialetto cilentano si pronuncia “scendà” (nella sua forma tronca all’infinito). Il verbo “scèndà” è traducibile in italiano con “sparire”, “dissolversi”: “Re reciètti re nun’ se mòve ra ddà, ma come me vutài, scendào”, oppure: “ma stài sémbe ‘nnandi ai pièri .. e scènda ‘na vota ppe’ sèmbe!”.
E’ probabile che derivi dal latino “ascendere” e che sia poi stato adoperato nel dialetto con un significato vagamente condizionato dalla tradizione religiosa e dal tema della “ascensione” intesa come fenomeno di un passaggio da uno stato visibile e terreno ad una condizione di invisibilità sottratta al passaggio della morte.
Chi “ascende”, infatti, viene attratto nel mondo spirituale trapassando direttamente ad una condizione di santità o di immortalità. Il cattolicesimo annovera tra le ricorrenze l’Ascensione di Gesù e della Madonna. Anche nella tradizione greca era contemplata l’ascensione dell'”eroe” che viene glorificato attraverso uno “sparire” sui monti, con un significato in cui la “ascensione” o la “sparizione” sanciscono il passaggio diretto all’immortalità.
L’uso dialettale del termine evidentemente risente delle rappresentazioni della religione e del cristianesimo. Si può presumere che il predicatore non trovasse nell’uditorio popolare persone in grado di comprendere a fondo il significato spirituale e teleologico al momento della descrizione della “ascensione”; e – in verità – anche nella teologia ufficiale si rinvengono posizioni non univoche sul tema e sulla sua spiegazione.
Tuttavia, il popolo pare aver conservato nell’inconscio quella inspiegabile descrizione di “ascensione” e pare l’abbia adottata in senso traslato, prosaico, puramente materiale, epurandola evidentemente del suo significato teleologico e spirituale, pur conservandone nel significato quella caratterizzazione di “mistero”.
Pertanto, lo “scendà” del dialetto cilentano, contiene un significato assimilabile allo “sparire”, ma soprattutto allo “sparire improvviso”, repentino, veloce, talmente rapido da far pensare ad un fenomeno sovrannaturale di “dissolvimento” che desta meraviglia o che rimane inspiegabile: “mò propio era ccà, e mò nu’ ngè cchiù: è scendàto!”.