‘Nzalanuto o ‘Nsalanuto – Nella forma dialettale più propriamente napoletana il termine è pronunciato come “nzallanuto”.
Nel Cilento questo vocabolo perde la doppia L e la Z si addolcisce (almeno nell’area lungo il fiume Alento).
Si tratta, comunque, dello stesso vocabolo con il medesimo significato che ci riporta alla lingua greca. Il termine sarebbe composto da “en”, avverbio di luogo che nel vocabolario greco indica il nostro “in”, e “selene” che, sempre in greco, significa “luna”.
Lo “‘nsalanuto” sarebbe, quindi, una sorta di “inselenito”, nel senso di colui che è “nella luna”, ad indicare una persona che ha perso il lume della ragione, intontito, soggetto ormai agli umori mutevoli, come la luna, appunto, che si mostra con facce diverse e che, secondo alcune leggende, irradierebbe influssi sugli umani.
Oltre ad indicare la condizione patologica della ingravescenza senile, spesso l’aggettivo è adoperato per esprimere la condizione sentimentale di colui che, inconsapevole, pur non essendo ancora in tarda età, è trascinato in un vortice alienante di innamoramento o infatuazione, improvviso e senza margini di rinsavimento, almeno nell’immediato (ricorrente, ad esempio, l’espressione: “s’è nsalanuto appriesso a cchera”).