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martedì, 19 Marzo 2024
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Vi racconto la mia Befana, tra ricordi e leggenda

Era diverso, nelle famiglie del Cilento, ma forse di tutta Italia, il giorno della Befana di tanti anni fa. In quasi tutte i nuclei familiari era la vecchina a portare, nella notte tra il 5 ed il 6 Gennaio, i doni ai bambini buoni ma anche a quelli cattivi; Babbo Natale apparteneva, allora, a culture diverse dalla nostra, un personaggio “trasportatoci” da alcune leggende nordiche riadattate poi dai paesi anglosassoni ed ulteriormente edulcorate per vendere questo o quel prodotto. Per noi cilentani, il Natale era una festa puramente religiosa e nessun bambino per la Santa Natività si aspettava dei doni perchè a questo compito ci avrebbe pensato, poi, la Befana che tutti i piccoli attendevano con un misto di trepidazione e paura.

Rammento il mio Natale, oltre al presepe gioia e dolori dei miei nel farmelo costruire, poiché imbrattavo i pavimenti di muschio, legnetti vari ed acqua – amavo costruire i ruscelli –   ecc…, il giorno del Santo Natale, a pranzo, era d’uso porre, con la complicità di mia madre, una letterina sotto il piatto di papà, scritto che era stata preparato prima, a scuola, con l’aiuto della maestra.

Mio Padre sapeva della letterina, ma faceva finta di niente e aspettava la fine del pranzo per scoprirla. Quindi l’apriva e me la porgeva per leggerla. In poche righe dichiaravo i miei buoni propositi di diventare più buono e ubbidiente. Finita la lettura, papà si metteva le mani in tasca e mi porgeva 10 lire: ci potevi comprare 2 caramelle o una cioccolatina “carrarmato Perugina”,con 10 lire, alla “putea” (bottega) “re Maria a barbera”.
Eravamo in tanti, a quei tempi, a mettere la calza rigorosamente di lana, della mamma o del papà perché più capienti, appesa ad uno spago ed agganciata al reggi mestolo del camino, stando attenti affinché non ci fossero tizzoni accesi. Anzi, ricordo, io mi premuravo, prima di andare a dormire e dopo aver appeso la calza, riempire un secchiello di ferro delle rimanenze della legna appena bruciata per non dar modo alla vecchina di approfittare del carbone…..proprio lì, a portata di mano.

Certo l’epoca della mia infanzia, scrivo degli anni 70, era già molto diversa da chi come mia madre o mio padre avevano vissuto il giorno dell’Epifania. Nelle loro calze non c’erano giocattoli o dolciumi ma, mi raccontavano, fico seccate o m’baccàte (fichi secchi o imbottiti) qualche mandarino o “nù purtuall” (arancio), ai più fortunati o di buona famiglia delle mele, alle signorine era d’obbligo “ù lenzulo ppè la rote” (il lenzuolo per la dote del matrimonio). Mia mamma mi rivelava che le capitava, da piccola, quando aveva combinato qualche marachella, la befana le faceva dono di “u’purtuall rè quaraiesima” (era un arancio selvatico dal gusto sgradevole e poco zuccherino), a quei tempi anche il carbone era un bene prezioso.
Una cosa però, hanno o avevano in comune tutte le Epifanie, iniziavano con l’emozione di correre per scoprire se la Befana avesse lasciato qualcosa e non c’era freddo che poteva trattenerci.
La mia prima Befana fu una lavagna con gessetti, avevo 6 anni, prima non ricordo di aver ricevuto giocattoli in questa occasione. La successiva fu il classico trenino su rotaie che a me piaceva tanto, non lo avevo chiesto, ma un trenino c’è sempre stato tra i nostri giocattoli, forse per abituarci alle partenze… chissà.

Poi la Befana ha cambiato doni, fino a portare libri o capi di abbigliamento. Crescendo la Befana è diventata perspicace e sapeva sempre di cosa avessi bisogno. Anche quando, col passare degli anni, ho capito che la Befana era solo una ricorrenza, ho imparato allora che piccoli gesti possono essere di grande valore. Questi momenti li ricordo con piacere e per me sono carichi di significato, momenti indimenticabili. Momenti a cui do molto più valore adesso, quando le cose e i tempi passano ma restano i ricordi di quei momenti.

Ma chi è in “verità” la Befana? Leggenda (ve ne sono più di una, a dire il vero, ma questa è forse la più semplice e “romantica”) vuole che i tre Re Magi, sulla lunga strada che li conduceva a Betlemme per rendere omaggio al bambino Gesù, in prossimità di una casetta, decisero di fermarsi per riposarsi. Bussarono alla porta,  ad aprire loro fu una vecchietta. I Re chiesero, se avessero potuto trovare ristoro lì da lei , dicendole che dopo il riposo avrebbero dovuto, di gran lena, raggiungere Betlemme, lì era nato il Salvatore, la vecchina – Befana acconsentì. Dopo qualche ora di riposo e dopo essersi rifocillati, i Re Magi chiesero quindi alla donna, di unirsi a loro ma ella rifiutò perchè aveva molto lavoro da sbrigare. Dopo che i tre Re se ne furono andati ella capì che aveva commesso un errore a non accettare, e decise di raggiungerli per andare a far visita al Bambino Gesù. Ma nonostante li cercasse non riusciva più a trovarli e allora fermò ogni bambino che incontrava sul suo cammino per dargli un dono nella speranza che questo fosse Gesù.
Se dovessi scegliere la mia Befana di oggi, vorrei riavere i miei momenti di calore familiare, ricco di affetti. Le cose che si vivono hanno tutte un valore, anche le più insignificanti al momento, col tempo acquistano colore. La Befana oggi dovrebbe assecondare i nostri desideri, quelli più nascosti ed esaudirli.

Un’ idea per questa Befana? La calza potremmo riempirla si con dei cioccolatini di buona qualità, delle gommose alla frutta, un piccolo gioco , ma aggiungere anche una nostra letterina dove parlare di loro, per ringraziarli dell’affetto di tutti i giorni ed esprimere i nostri sogni perché crescano buoni e altruisti. Mentre apriranno la loro calza raccontare come l’abbiamo vissuta noi da piccoli… A dispetto di ciò che vuole il mercato oggi, i nostri figli meritano tanti bei ricordi da raccontare e non una calza commerciale riempita da mani sconosciute.
Vi auguro che questa Epifania sia speciale, con una calza diversa, fatta senza fretta, con amore, carica di ricordi e buoni auspici e piena di “dolcezza” e speranze per tutti, piccoli e grandi.

© Diritti Riservati

Alessandro Giordano
Alessandro Giordano
Dal Marzo 2015 racconto la nostra terra, il Cilento, mostrandola con gli occhi di chi la ama, la vive e vuole contribuire a farla apprezzare di più ai turisti e ai Cilentani stessi. La Storia, i Personaggi, la Cultura, le Tradizioni e le Contraddizioni, il patrimonio artistico, gli eventi e le iniziative in programma che ritengo più interessanti segnalare, i musei, le attrazioni e le proposte per i turisti, il cibo ed i prodotti del territorio sono i temi principali dei miei articoli.

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