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Prima che il Cilentano trovi la soluzione

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“Strolacà”, verbo dialettale che nel Cilento indica l’atteggiamento di chi si determini a voler ricercare caparbiamente la soluzione ad un problema che si presenta particolarmente complesso o che si incaponisca a creare il problema stesso sulla scorta di dissertazioni e punti di vista personali, magari frutto di visioni o alterazioni della realtà.


Descrive un atteggiamento forsennato di studio su un quesito e su una possibile soluzione, specie quando non se ne profili alcuna, tanto da generare in colui che abbia intrapreso tale missione una specie di estraniamento o isolamento dalla realtà, più o meno momentaneo, ma capace di generare anche squilibri nel caso la condizione forsennata si dovesse prolungare oltremodo (“la mugliere nun turnao a la casa, e ddà u marito ca se strolacava addò putìa essere iuta”, oppure “iucava i numeri au lotto e ddà strolacava”, o anche “pensa a stà bbuono, che me struòlochi”). Come sostantivo si usa anche “stròlogo”.

Il parallelo in lingua italiana ci conduce a tradurlo con “astrologo” che nell’accezione strettamente popolare non indica chi fa gli oroscopi, ma descrive una persona poco concludente e poco pratica, dedito più ad inutili e stravaganti artifici linguistici e a sterili dissertazioni, quale potrebbe essere, appunto, la persona che si volga a trarre oracoli dalla posizione delle stelle nel cielo e che non potrebbe che trarne sciocchezze.



[P.S.. Sull’origine della parola “strologo” il dizionario De Mauro lo ritiene coincidere con il termine “astrologo” caratterizzato dall’eliminazione (aferesi) della “a” iniziale.  Tuttavia, l’uso locale del vocabolo sembra farlo derivare da un’origine più complessa.

Come rileva Giuseppe De Vita, la derivazione da “extra logos” appare plausibile per quella idoneità a racchiudere la condotta di chi si ponga “fuori” dal “razionale”, laddove l’ “extra” è capace di racchiudere anche la nozione di eccesso e il “logos” contiene il termine “parola” o “ragione” (da questo punto di vista, lo “stròlogo” sarebbe chi ecceda nella dissertazione e si ponga per questo su una posizione critica rispetto alla ragione comune).

Interessante anche la spiegazione tentata da Matria Mariana Sofia che richiama la parola spagnola “loco”, ossia “pazzo, “fuori di testa” che potrebbe ritenersi plausibile come reperto linguistico derivante dalla dominazione spagnola in Italia che non esclude fusioni e adattamenti tra parlate autoctone di derivazione latina o greca con l’introduzione di nuovi idiomi derivati dallo spagnolo.

 

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