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Acciaroli e la voglia di autonomia del ’55

Il sole è ormai tramontato su quella che poteva essere l’indipendenza del Cilento da Salerno e renderla una provincia a se stante, non è più un sogno ma un,  ahimè, dolce ricordo. Con il calare del sipario sull’ente Provincia, voluto dal Governo Renzi non è più un argomento, anche se la velleità di essere indipendenti, in noi Cilentani ha sempre dimorato. Era l’ottobre del 1955 ed una rigogliosa ed appena sbocciata Acciaroli, bramava la voglia di indipendenza Municipale. questo raccontava, il giornalista Aldo Falivena, nella cronaca di Salerno del quotidiano “Il Giornale”.  I cittadini, che allora vedevano  fiorire questo piccolo borgo marinaro che si affaccia sulla costiera cilentana , iniziavano a nutrire, quello che era uno spirito di iniziativa fino ad allora sconosciuto.

Il cronista riportava: “La strada provinciale ben tenuta, divide le case del paese; distese lungo la riva del mare e parte sulle prime falde della collina: Fino a qualche anno fa,  continua, Acciaroli era soltanto un pulito villaggio di pescatori, facente parte del Comune di Pollica con frazioni, Pioppi, Celso, Galdo e Cannicchio. Pollica è un paesetto a costa di montagna a poco più di un ora di cammino. La popolazione che non supera i cinquecento abitanti vi trascorreva una esistenza grigia, abbastanza monotona. Oltre all’attività peschereccia, vi si può segnalare un commercio di funi, ricavato dallo sparto di erba che viene arrotolata pazientemente quand’è ancora verde. La stagione invernale come accade in tutti i paesini che traggono qualche consistenza dalla loro economia, dal mare, vedeva diminuire ancor più le già modeste risorse.

Due tipi di cartoline riassumono le vite dei due paesi;  in una vi è  ritratta la torre, nell’altra appare il corso con una o due figure immobili, stranite, di uomini che non hanno fretta e non sanno dove andare e poco o nulla hanno da fare in paese. Immaginare che un giorno proprio quel paese potesse essere meta di turisti e di forestieri pareva una idea azzardata. Avrà influito, senza dubbio quell’opera di valorizzazione che da qualche anno involge tutta la costiera cilentana per cui  anche gli angolini minori sono stati scoperti, ma non poco hanno influito quella serenità d’ambiente e di clima che si respira e che rendono accette ai turisti località anche impervie. Dapprima i Napoletani, poi i Romani ed infine i Settentrionali hanno accordato le loro preferenze a questo paese. Vi sostano anche in queste giornate di luce autunnale alcuni tedeschi godendosi festosamente il mare e quel tepore che si attarda tra le colline e le case. Alla locanda d’un tempo che serviva quei pochi forestieri si è aggiunto ad arricchire il patrimonio ricettivo del paese un albergo ben fornito. Gli abitanti cominciano a parlare ed a desiderare sempre più vivamente l’autonomia. Essi dicono: il Comune ci lascia senza fognature, con poca acqua, non si preoccupa di migliorare le condizioni del paese che deve attrezzarsi sempre di più se vuole continuare a richiamare turismo. 

Gli abitanti,  sono convinti che un Segretario Comunale ed un aiutante sono sufficienti a mandare avanti il nuovo Comune. Addirittura sono disposti a quotizzarsi ed a pagare di più per ottenere l’autonomia. << Noi soltanto, continuano i cittadini, sappiamo quali sono le reali esigenze del paese e non ci sembra giusto che le tasse di soggiorno dovute al Comune di Pollica non ci vengano restituite in benefici. Non si tace nemmeno dell’invidia che le altre frazioni provano nei confronti di Acciaroli  fino a fomentare altre rivolte di autonomia come il mare di Castellabate.

Questo raccontava, Aldo Falivena nel suo articolo del 1955, forse l’anno precursore di quello che poi sarebbe diventato l’era dell’attivita turistica 1.0.Ad oggi non sò se un’idea del genere potrebbe premiare la voglia e poi il raggiungimento dell’autonomia, con un sensato riscontro sul beneficio non solo economico per la collettività indigena ma anche per il turismo di massa che affolla Acciaroli e la costiera Cilentana,  beneficio che ancora, a dire il vero,  non sappiamo ben dirigere se non fosse per poche ma ben gestite attività ricettive. La fortuna di questa terra è,  come diceva il cronista, la serenità d’ambiente, il clima ed io aggiungo, il cibo,  la gente di Cilento, ospitale, onesta, umile e fiera, il mare che , anno dopo anno continua a fregiarsi della Bandiera Blu, rivestendo come un manto protettivo tutta la costiera. Certo i problemi ci sono, guai a nascondrli.

L’ho detto prima, siamo onesti  e  non è più possibile o giustificato,  incolpare le condizioni di mercato, il cambio sfavorevole, la crisi economica, il meteo o chissà quale congiuntura astrale. Bisogna reinventarsi, lavorare, trovare nuovi spunti, investire per produrre. Torniamo a investire nelle persone, (come quelli del ’55 che volevano autotassarsi – ricordate?)  nell’economia del turismo, nella ristorazione, nell’industria alberghiera, diamoci un cambio di rotta drastico. Diamo spazi ai privati per organizzare manifestazioni cittadine e  lottare per favorire o portare sempre più eventi non solo culinari ma anche culturali.

Fonte: “Il Giornale – Quotidiano indipendente” –  del 5 Ottobre 1955 – Cronista Aldo Falivena

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1 commento

  1. Bravissimo porta sempre avanti il nostro amato CILENTO!!!!! Io sono di Postiglione e vivo (bene) in Trentino. Ciao

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