La radio è stato il mio naturale, forse, passaggio dalla passione per le automobiline a qualcosa da “grande”. Messi i mattoncini delle costruzioni in due fustini del detersivo e le macchinine nel baule delle cose di quando ero piccolo, mi ritrovai in un giorno di pieno autunno, era il novembre del 1980, con dei ragazzi più grandi di me, conosciuti a scuola, in un’appartamento al secondo piano di un condominio di Casal Velino. Lì fui testimone dell’innalzamento” del primo palo in alluminio di 15 metri con tiranti in plastica per non schermare l’onda, con due dipoli di quelli ovali a cui fu agganciato un trasmettitore da 35 watts di potenza, con compressore incorporato. La frequenza era 88,00mhz, che dopo pochi giorni per le interferenze diventò 88.700, nasceva cosi’ “Cilento Radio Diffusione“.
Subito tanta buona volontà, un palinsesto settimanale in onda dalle 10 alle 22 e poi niente, musica non stop fino al giorno dopo per non farsi rubare il canale. Lo studio era in un mini appartamento, con moquette per pavimento e rivestimento in legno alle pareti, un tavolo, anch’esso in legno, con pianale ricoperto in gomma piuma, due piatti lenco L75s neri inseriti al banco, mixer a 5 canali e dischi 45 giri di vario genere, alcuni per me fino ad allora incomprensibili, con una hit su ogni lato. comperati una volta al mese a Salerno.
Ma c’era anche qualcosa che la radio ufficiale non poteva permettersi o permettersi solo in parte, e che le radio libere sfruttarono sino in fondo, la comunicazione bidirezionale attraverso la sinergia con il telefono: le trasmissioni con le dediche degli ascoltatori, o le rubriche di saluti tra parenti e amici che si scambiavano il ruolo di conduttori e ascoltatori (“…un saluto a zia Pina, a nonna Maria che si riprenda presto …”) le prime telefonate oltre che dal paese arrivavano da distanze incredibili per l’epoca, anche 100 km. Era il 1980 e la banda FM era snobbata perfino dalla Rai che ignoro’ per molti anni questo fenomeno, anche perché le radio degli anni 70 nascevano spesso in ambienti “politici” e politicizzati, la sinistra fu quella a credere per prima al fenomeno ma a naufragare altrettanto velocemente negli anni a seguire.
E di radio politicizzate nel Cilento non ve ne erano, la stragrande maggioranza di esse nascevano sull’onda di quello che era il sottotitolo di ogni stazione “Libera”, appunto la libertà, libertà di espressione, libertà di essere partecipe in un momento di grande cambiamento per il paese Italia avvenuto grazie alla legalizzazione che arrivò il 28 luglio 1976 con la sentenza della Corte Costituzionale che di fatto svincolò le frequenze e diede il via al boom delle radio private in tutta Italia. A mia memoria ricordo Radio Papera, Radio Monte Mauro e Radio Monte Gelbison che hanno fatto un po’ la storia delle radio libere nella mia terra; ma cosa hanno in comune tutte queste emittenti? Beh, che non esistono più, chiuse, tutte. E con esse è finito anche lo spirito che ne animò la nascita, fatto di anticonformismo (pensate alla Rai ingessata di quegli anni), di controinformazione, di musica ribelle (per citare Finardi), di ricerca d’innovazione, ma anche di tanta voglia di divertirsi. Anche Sessa Cilento, il mio paese non è venuto meno a questa innovazione.
Nasceva nel lontano 1978 grazie alla forza, alla tenacia ma soprattutto alla passione del dott. Antonio Volpe ( Tonino o’Capitano nella foto) Radio Tele Cilento. Per anni sottofondo delle mie giornate passate a non studiare ed a fantasticare (all’epoca ero leggermente ancora più giovane) che un giorno davanti a quel microfono avrei potuto esserci. E quella radio fu anche un baluardo nel terremoto del 1980 che colpì, in maniera meno drammatica, anche il Cilento, essa, ricordo, servì a far da tramite ed a raccordare le varie informazioni ed i vari interventi riguardanti il territorio, quasi ad evocare una di lì a venire Protezione Civile. Esserci, farsi sentire, partecipare liberamente, semplificare, era questa la prima logica di vita nell’esistenza delle radio libere e di chi le “faceva”. Poi le radio le ho viste crescere ed io sono cresciuto con loro vivendo il passaggio da “pirati” che poi pirati non siamo mai stati davvero, ad aziende dove lo strumento radio ha perso un po’ la sua “anima”.