Così, nel 1861, il Barone Francesco Antonio Mazziotti ringraziava il popolo del Cilento per la sua Elezione a Deputato nel nuovo Parlamento d’Italia.
Egli nacque a Stella Cilento, dal barone Pietro Mazziotti (figlio di Ferdinando Mazziotti barone di Celso e S. Maria della Stella, signore di Torricelli e dalla nobile Giustina Vassalli) e da Anna Maria Sodano, una donna di umili condizioni.Insigne personaggio del Cilento, per anni fautore ed organizzatore, soprattutto nel suo palazzo di Celso di incontri di liberali, mascherati da circoli culturali, essendone, poi, nel 1848 promotore dei moti del Cilento, che costrinsero il re Ferdinando II di Borbone a concedere una costituzione liberale e ad istituire un parlamento, diviso in due camere, quella dei pari e quella dei deputati.
Eletto deputato il 2 maggio dello stesso anno, fu un accanito oppositore dell’ambiente reazionario che permeava la corte napoletana e il re, deciso a riprendere il suo potere assoluto.
Fu rieletto deputato del Regno d’Italia nel 1867 per il solo collegio di Torchiara , sostenendo alla camera dei deputati le posizioni della destra cattolica.
Quando infatti il 15 maggio Ferdinando II ruppe con i liberali e sciolse il Parlamento, fu tra i firmatari (in tutto 66) della cosiddetta dichiarazione Mancini, che si opponeva allo scioglimento dell’assemblea.
Due giorni dopo, Mazziotti fece parte del comitato promotore della rivolta della province calabresi e del Cilento, per costringere il re a capitolare.
Rieletto il 15 luglio, il barone continuò ad opporsi alla politica reazionaria del re. Il 4 febbraio 1849 fu vittima di un attentato, probabilmente da parte di elementi della polizia borbonica[senza fonte]. Nel luglio dello stesso anno il re sciolse definitivamente il parlamento e il barone fu aiutato ad espatriare grazie alla diplomazia francese: da Civitavecchia raggiunse via mare Genova, nel Regno di Sardegna, dove sbarcò il 16 ottobre 1849; la moglie lo seguì nel settembre del 1850.
Mazziotti fu processato in contumacia per alto tradimento e il 16 novembre 1853 fu condannato a morte con la confisca dei beni.
Durante l’esilio genovese il Mazziotti continuò ad occuparsi della riorganizzazione degli esuli liberali e aderì alla Società Nazionale di Daniele Manin, che propugnava l’unificazione dell’Italia sotto lo scettro dei Savoia.Francesco Antonio Mazziotti morì improvvisamente il 29 gennaio 1878 a Napoli, a 76 anni, alla vigilia del suo terzo mandato. Questo un passaggio del suo comunicato: <<…Mostratevi sempre quei generosi Cilentani, che facevano ogni anno duri sforzi per spezzare le dure catene Borboniche…>>