Qualche giorno fa, un’altra notizia che si fa beffa del Cilento ma sopratutto del nosocomio Agropolese . Come “decretato” dalla Regione Campania, non vedrà un euro; si, perchè l’Ospedale di Agropoli, da anni al centro dell’attenzione per le sue continue inaugurazioni, aperture e chiusure varie è stato stralciato da un “pezzo” di beneficio di circa 45 milioni di euro che equamente saranno ripartiti a favore di: Vallo della Lucania, Roccadaspide, Sapri, Polla e Sant’Arsenio.
L’Ospedale era nato per sopperire alla mancanza di strutture di urgenze, nelle immediate vicinanze, per lacittà di Agropoli, che ha un bacino di circa 21 mila abitanti e con un efficienza superiore alla media nei periodi estivi, quando la popolazione locale triplica, sormontata dal flusso turistico, ma al contempo era ed è un’ottima soluzione, nel fronteggiare le emergenze sanitarie che si sarebbero verificate nella zona nord del Cilento, viste anche le varie vicissitudini dovute alla quasi impraticabilità della viabilità locale, dove, l’ospedale più vicino e forse più attrezzato, posizionato a circa 40 km di distanza, quello di Vallo della Lucania a volte veniva vissuto, come inarrivabile .
Se il presidente della Regione dicesse “Chiudiamo gli ospedali” contraddirebbe l’articolo 32 della Costituzione.
Ecco, perchè si sono inventati neologismi come Casa della Salute, Presidio sanitario di Emergenza o OsCo che altro non sono che il progressivo depotenziamento di unità operative ospedaliere e di pronto soccorso che producono uno smantellamento di fatto della sanità pubblica. Difatti, come scrivevo, tutti quei neologismi non prevedono la chiusura ufficiale, ma il cosiddetto depotenziamento, vale a dire ridurre l’ospedale in una Casa della Salute o in uno dei famigerati Ospedali di Comunità.
Quindi anche ad Agropoli, tutto ad un tratto, si è passati da una morte apparente, non c’erano elezioni politiche, ad una rianimazione forzata, c’era il referendum “delle fritture”, alla sua nuova ma camuffata dipartita ed il suo ennesimo disfacimento, fino a togliergli tutti i principali servizi ed il finanziamento, forse nessun degli “adepti e lo stesso De Luca rinunceranno a candidarsi alle prossime elezioni (??!!).
Ma non ci dicono nulla di nuovo; le Os.Co. che sono le Case della salute, sono il nuovo “titolo” delle ex ASL, che attraverso questo linguaggio tentano di offrire al pubblico un altro soggetto sanitario. Gli OsCo sono gli originari ospedali svuotati dei Pronto Soccorso, delle sale operatorie e la notte non hanno o sono pochi i medici: quindi cronicari dove si va a morire. In sintesi il meccanismo è questo: si chiudono per primi reparti, quelli più importanti, tipo cardiologia o neonatologia, adducendo la scusa che “per la sicurezza”, servono almeno “un Numero imprecisato” di pazienti l’anno.
Dopodiché, a reparto chiuso, si tolgono i posti letto. Questo comporta una minore entrata economica, a seguito della quale il direttore amministrativo decide la chiusura di un altro reparto. E così avanti, fino al completo diroccamento. Infatti è vero che non l’hanno chiuso (ma non si sa in futuro), hanno però diminuito i posti letto, ora credo ve ne siano circa 20, così se hai bisogno di un ricovero con ogni probabilità ti spediscono a Vallo della Lucania o Battipaglia.
Ma si rendono conto i dirigenti della ULSS o i preposti alla Sanità Regionale, che cosa significa per un Cilentano assistere un familiare ricoverato a chilometri lontano da casa e cosa significa un ricovero urgente a tale distanza su strade di montagna espugnabili solo da truppe cammellate?
Ma una territorio così vasto e difficile geograficamente come il Parco Nazionale del Cilento – Vallo di Diano & Alburni, non meriterà qualche ospedale in più…. funzionante? Una città come Agropoli ed i i paesi “satelliti” che nell’estate con i villeggianti si vede raddoppiare gli abitanti, meriterà un ospedale decente?
La presenza in una zona ad alta densità come Agropoli e, ripeto, il suo circondario, ha bisogno di un ospedale “marciante” è di primaria importanza. Gli stessi pazienti, quando si trovano alle prese con qualcosa di serio, pretendono giustamente non un ospedale qualsiasi, ma quello che garantisce l’eccellenza nelle cure e rapidità di intervento e non pensarli come qualcosa a se stante che si autoproduce o autofinanzia, ma rapportarli in stretta relazione con tutto il sistema sanitario locale e regionale, capace di garantire anche a chi abita a Cosentini ( un piccolo borgo frazione di Montecorice ), il meglio delle cure ospedaliere e in tempi rapidi.