C’era una volta la Tv, quella con il monoscopio che captava il segnale da grosse antenne simili a stendi-biancheria ormeggiate sui tetti; erano gli anni ‘70/80 e mamma Rai la faceva da padrona in quello che poi sarebbe divenuto un guazzabuglio di canali per tutti i gusti e generi. L’unico ripetitore della Rai di cui il mio paese (Sessa Cilento) beneficiava, era allocato sul Monte Faito, una distanza enorme, ma era l’epoca in cui i segnali non si accavallavano ed arrivavano fluidi al ricevitore. Erano anche gli anni in cui, sempre parlando di servizio pubblico, i programmi iniziavano ad un ora decente e non erano infestati da tanta, troppa pubblicità. Erano gli anni in cui, per dirlo alla Padoa Schioppa…. “ Era bello pagare le tasse” (canone) poiché estensione di quello che era un reale beneficio per il popolo. Ma, oggi, le cose son cambiate, le offerte, soprattutto con l’avvento del digitale terrestre, internet e parabola satellitare, si sono quadruplicate, non vi è più la sovranità dell’ente di Stato a rallegrare le nostre serate, c’è finalmente possibilità di scelta, opportunità sacrosanta consegnataci dall’era moderna, una condizione che tutti noi vorremmo sfruttare appieno, anche includendo i fatidici programmi Rai, se solo ce ne fosse data disponibilità.
Perché? Perché i canali Rai, già molto prima del digitale terrestre latitano, per dirla con un gioco di parole, alle nostre latitudini, l’unica cosa che è molto visibile, anche per chi non è attrezzato con gli ultimi marchingegni è: il canone. Chi non riceve il segnale Rai è autorizzato a non pagare il canone(??!!). Un desiderio e una tentazione che molti, moltissimi abbonati cilentani e non, veramente arrabbiati, perché privati senza motivo dei canali della Rai, vorrebbero mettere in pratica. Ma per adesso è solo una provocazione. La tentazione, sarebbe quella di chiedere al governo centrale l’esonero del pagamento del canone per le famiglie vittime del disservizio, ma c’è anche da notare che il pagamento dell’imposta sul possesso di un apparecchio che può ricevere i canali della tv pubblica, per una sentenza della Corte di Cassazione, non è legato all’effettiva ricezione dei programmi della Rai o dalla mancanza di interesse a riceverne.
“Qui le emozioni si interrompono un giorno sì e un giorno no, ed io sono stufo, dal momento che ci fanno pagare il canone per un servizio che non c’è” – mi diceva un caro amico qualche giorno fa arrabbiato contro la Rai, o meglio contro i servizi tecnici che da anni non garantiscono stabilità e affidabilità alla diffusione del segnale audio e video collegato al servizio pubblico. Vero è, che il canone, è un balzello palesemente anti-democratico, che vìola il principio della libertà di scelta e determina un ovvio regime di concorrenza sleale, ulteriormente accentuato dal fatto che alla RAI è consentito anche, caso unico in Europa, trasmettere spot pubblicitari senza una regolamentazione ferrea o almeno sensata, ma si sa il vil denaro fa gola a tutti. Imposizione che prima hanno mistificato dietro una incomprensibile tassa di possesso valida per ogni schermo, sia esso tv o anche pc o tablet) e poi, nel timore che qualcuno potesse scappare alla medievale gabella, lo hanno addirittura inserito nella bolletta dell’energia elettrica (dal 2022 non più).
Non avendo l’anello al naso, però, sappiamo bene che tale balzello ha l’unica utilità di tenere in piedi un baraccone che di servizio pubblico ormai non conserva nulla o quasi, con buona pace di chi proprio dalle telecamere Rai difende pubblicamente l’ingiusta tassa per manifesto interesse personale. Quei soldi del canone servono perché bisogna mantenere in piedi quella che comunque resta una delle più floride piramidi elettorali per i frequentatori dei palazzi del cosiddetto “Potere”. Riguardo la qualità vi invito a vedere un telegiornale o un evento sportivo sulla Rai e poi su Sky e cercare, da buon lettore della settimana enigmistica, le differenze… Due mondi paralleli che non si incontreranno mai, due entità non omogenee e non paragonabili, l’unica differenza rappresentabile è che Sky è una tv a pagamento a tutti gli effetti e dice di esserlo, mentre la Rai si nasconde dietro le vesti di Tv pubblica….. a pagamento.
Il canone Rai, ad oggi, resta un’ingiustizia colossale per tutti gli utenti; non trovo l’aggettivo giusto per definire lo stato d’animo di chi oltre a vedersi costretto a pagare il canone (ricordate? Basta avere un qualunque strumento audio visivo in casa e tassa compresa nella bolletta della luce…), non riesce neanche a guardare la Tv perché a casa sua il segnale non arriva! Un problema particolarmente sentito nonostante il cambio degli apparati di ricezione e in alcuni casi anche delle antenne, il segnale televisivo rimane precluso.