Storia reale e immaginazione si incontrano in questo spicchio di terra in un modo molto speciale. La tracce partono dall’antichità, ma la realtà sembra perdersi nei segni di fatti straordinari. Persino i monumenti storici sembrano magici. Le leggende sono racconti che presentano elementi reali poi trasformati dalla fantasia, e vengono tramandate per celebrare fatti, luoghi o personaggi fondamentali per la storia di un popolo, oppure per illustrare qualche caratteristica dell’ambiente naturale oppure per cercare spiegazioni .
Fatti realmente accaduti o racconti frutto della fantasia popolare? Vivere in una terra autenticamente significa anche conoscerne le tradizioni e le suggestioni popolari. È da lì che spesso arriva il bagaglio umano che, anche soltanto attraversando terre come il Cilento, possiamo incontrare.
Ogni regione, ogni città, ogni piccolo borgo, ha da raccontare centinaia di storie in cui realtà e fantasia si mescolano, dove il confine tra storia e leggenda diventa labile. Magari si parte da una storia vera, che poi viene tramandata oralmente e nei vari passaggi si aggiungono sempre dei dettagli dal contenuto inquietante e quasi inverosimile. Nelle leggende o “cunti”, c’è spazio per tutti anche per i santi, generatori di piccoli miracoli, e per i temi della fede: come non pensare alla Madonna della Badia di Grottaferrata, La Madonna della Neve o Santa Rosalia. Oltre a loro, anche le streghe ed i fantasmi che popolano molte di queste narrazioni, intrecciando la fantasia con la realtà.
Infine ci sono i pirati, o per il Cilento i Saraceni, presenze costanti sulla costa di qualche secolo fa. Essi rievocano storie di omicidi, razzie ed esecuzioni, secondo uno spirito gotico che contribuisce ad arricchire questi luoghi di magica suggestione. Frutto della fantasia o reale accadimento è la leggenda che si narra sulle sorti di Torricelle, località nel Comune di Casal Velino.
Qui, qualche anno fa, furono rinvenuti resti evidenti di un centro abitato che la tradizione popolare voleva molto ricco e prospero: ideale per le razzie dei predoni saraceni. Secoli prima, la costa cilentana era meta di razzie compiute da questo popolo predatorio e poche erano le possibilità di difesa da parte di chi subiva. I Torricellesi subivano questi soprusi quasi a cadenza annuale, come scrivevo, era un luogo molto ricco sia per la rigogliosa agricoltura sia perché la maggior parte degli abitanti era benestante.
Ma la sopportazione degli abitanti, era arrivata al culmine. Si decise, unanimemente di mettere in atto una sorta di “allarme” sonoro, ovvero, porre su di un manufatto a forma di torre una campana che al suo scampanio facesse da avviso agli abitanti non solo del luogo ma anche dei piccoli agglomerati limitrofi che gente ostile stava per approdare. Ma il burlone di turno era in agguato. Egli, pensò bene, dopo svariati giorni di “silenzio” della campana, di fare uno scherzo ai suoi conterranei ed a quelli del villaggio vicino. Salì sulla torre ed inizio a suonarla a più non posso. L’allarme funzionò, gli abitanti dei paesi vicini, abbandonati i loro affari, accorsero prontamente per portare aiuto agli abitanti di Torricelle.
Giunti, dopo una lunga corsa, si sentirono derisi dalle crasse risate del burlone e dei pochi abitanti Torricellesi che avevano capito che si trattava di burla. Ma, non molto tempo dopo, la vendetta del destino non si fece attendere. La campana suonò e risuonò per molto tempo, stavolta il pericolo era reale ed imminente, i pirati stavano attraccando, ma nessuno accorse. Torricelle fu messa a ferro e fuoco, i predoni, dopo aver razziato il borgo, si misero in cammino verso il castello del Duca. Dall’alto del suo maniero, il nobile si accorse del loro arrivo e prontamente, radunata la sua famiglia e il suo tesoro, tentò di mettersi in fuga procedendo attraverso un passaggio segreto sotterraneo che portava alla vicina Castelnuovo, ma il passaggio crollò.
Il Duca e la sua famiglia perirono e il ricco tesoro che “trascinavano” con loro, si dice, sia ancora lì, difeso strenuamente da fantasmi. Ma questa leggenda presenta anche un finale alternativo: Torricelle fu distrutta e privata del ricco tesoro del duca, il quale perì. I pirati, fieri del loro ricco bottino, salparono sulla loro nave che percorse poche miglia, forse per l’eccessivo peso, affondò. Il tesoro è ancora lì, in mare aperto che attende di essere riportato a galla.