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Fico bianco del Cilento Dop: “Il neonato consorzio mira a difendere la qualità è l’autenticità del prodotto”

Si intravedono tempi nuovi all’orizzonte per il Fico bianco del Cilento Dop, a seguito della recente costituzione del Consorzio di tutela, presieduta dall’imprenditore e produttore Guido Ruocco. Un momento della presentazione del Consorzio di tutela Fico bianco del Cilento Dop alla Paestum Wine Fest nello spazio Coldiretti. A introdurre i nuovi progetti e gli inediti obiettivi è proprio lo stesso Ruocco, che spiega: «Il neonato Consorzio, che vede come soci fondatori una decina di realtà tra produttori e trasformatori, mira innanzitutto ad allargare la base sociale, nonché a difendere la qualità e l’autenticità del nostro prodotto, il cui nome è spesso insidiato da appropriazioni indebite. Ringrazio intanto Coldiretti per averci guidato in questo percorso, che è da considerare un traguardo storico per tutti noi cilentani». Tra gli impegni primari del Consorzio, ci sarà come confermato dal presidente anche un’azione di promozione e conoscenza, nei confronti del consumatore, su questa eccellenza. Non tutti sanno, infatti, che la Dop risale già al 2006, ma riguarda soltanto il prodotto lavorato, ovvero essiccato, con buccia o senza buccia.

Ora il Consorzio, in attesa di ottenere il riconoscimento ufficiale dal Masaf (la sua costituzione risale infatti al mese di marzo 2024), si sta ponendo l’obiettivo di comunicare la valorizzazione del prodotto e del marchio, contestualmente a una campagna di adesione al sistema di certificazione da parte dei produttori e dei confezionatori del territorio. La Campania detiene il primato nazionale a livello di superficie investita in fico coltura, con oltre 650 ettari (dati Istat 2023). La regione con la maggiore produzione è invece la Puglia con 35.000 quintali, seguita da Calabria (30.000 quintali) e, al terzo posto, dalla Campania (24.300 quintali). Salerno è la provincia più importante in termini di superficie (600 ettari) e di produzione (20.500 quintali).

La superficie a fico dell’area Dop è di 500 ettari, ma attualmente gli aderenti al Consorzio di tutela rappresentano meno il 10% della superficie totale. «Mai come ora – interviene in proposito Italo Santangelo, consulente del Consorzio – occorre unità da parte degli operatori per avviare un ambizioso programma di promozione e comunicazione, fondamentale per la valorizzazione del prodotto e del marchio. Toccherà al Consorzio fare anche un’azione capillare di adesione al sistema di certificazione da parte dei produttori e dei confezionatori, per fare massa critica e dare peso specifico alla dop. I margini potenziali sono enormi, se è vero che nei 68 comuni che compongono l’area della Dop, la superficie occupata da ficheti è di circa 500 ettari, dei quali l’80% del pregiato ecotipo “Bianco” della varietà Dottato».

Ancora, il presidente Ruocco rileva: «Le caratteristiche del nostro fico non temono rivali. Ciò che dobbiamo contrastare sono i tentativi di contraffazione, specialmente da parte di chi tenta di utilizzare il nostro nome per commercializzare merce turca, visto che proprio la Turchia è il maggiore produttore ed esportatore mondiale di fichi. Tuttavia, la differenza con il Fico bianco del Cilento Dop è evidente. Il nostro disciplinare ci impone infatti un massimo di 70 frutti per chilo, e la stessa grana interna è nettamente più fine. Per non parlare dell’elevatissimo grado brix, che dona alla nostra Dop una dolcezza unica. «Certo – conclude – Ruocco – anche il costo è differente. La lavorazione del nostro fico viene infatti effettuata completamente a mano, dalla raccolta all’essiccazione su grate di canna. Le potenzialità di sviluppo sono enormi: oggi, infatti, siamo già presenti sia in Italia sia in diversi Paesi esteri, tra cui il Giappone. Oltre che in alcune catene della Gdo, abbiamo diversi contatti con il settore Ho.re.ca., vista la richiesta del nostro fico in ristoranti stellati e gourmet».

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