E’ partita la campagna elettorale che ci porterà alle elezioni di Ottobre 2021 e come al solito vengono sparate roboanti promesse, sperando di conquistare l’elettorato con questa o quella trovata. Il leader indiscusso di questa prassi è l’insuperabile Social Network che eletto a nuovo megafono della vita pubblica, ne racconta di tutti i colori e per tutti i gusti, Umberto Eco, lungimirante scrisse: “I Social danno diritto di parola a legioni di imbecilli”. I Social Network appunto, un buco nero verso il non si sa dove, attraversando i meandri di una fortezza quasi inespugnabile che viene definita collettività. Proprio oggi, navigando in quelle acque, alle volte torbide, mi sono imbattuto in alcuni commenti, riferiti a candidati o a vicende inerenti la prossima tornata amministrativa per l’elezione del nuovo Sindaco di Sessa Cilento, secondo me poco consoni ad una vera e propria campagna elettorale, oserei dire, anzi no lo dico! Volgari e forieri di violenza.
Non voglio dilungarmi su ciò che ho letto e che, ahimè leggo da qualche settimana; per me e per chi ha come me una vision diversa di fare politica, questo modo di commentare, di denigrare, di “dire la mia” è assolutamente deleterio e poco costruttivo. Ma questa loquacità, di cattivo gusto, è in essere, come scrivevo, già da qualche settimana, esasperando gli animi ed “iniettando” nell’aria, odio, vecchi rancori e poca, anzi nulla di quella che viene definita, propensione al dialogo. Quei commenti, alcuni provenienti da attuali competitor, altri da fans dell’una o dell’altra fazione, più dediti al cabaret che alla politica, su cui i miei occhi si sono poggiati, sono stata la goccia che hanno fatto traboccare il vaso del mio, seppur fievole, interesse di questo “modus politicanti”.
Ed è qui, come riportava un vecchio andante, che la domanda fra me e me , e che pongo a Voi, nasce spontanea: è più importante e necessario continuare a perseguire questa scia del “fare politica”, casomai non dormendo la notte rimuginando a ciò che si dovrà rispondere l’indomani mattina sui social al mio competitor? O prestare più attenzione a quelle che potrebbero essere (e sono) le vere necessità di una comunità, come opere pubbliche di qualità e necessità, lavoro, eventi attrattivi, minori tasse ecc… ecc ??? !!!
Oggi, purtroppo, la maggior parte di noi, grazie ad alcuni di questi signori, fa una grande fatica a guardare alla politica in quanto strumento per affezionare i cittadini alle istituzioni che ci governano.
Certo capisco, “l’imbecille” a cui è stata data la possibilità da Zuckerberg (CEO di Facebook), di scrivere nell’intento di accaparrarsi più consensi possibili ed una breve quanto effimera notorietà, ne ha di cose da scrivere e di fango da versare, ma si tenga presente che colui il quale, al momento, inebriato dal consenso mediatico si fregia dell’altrui compiacimento, potrebbe essere chi all’indomani del 4 Ottobre andrà a sedersi negli scranni della maggioranza governante o essere l’alter ego del futuro primo cittadino …. ahimè!!!
E, sinceramente, ne abbiamo “visti” sin troppi di amministratori e “guardaspalla” che sembrano capitati per caso nelle sale consiliari o nelle stanze della giunta o nella stanza del sindaco. Non sempre i sindaci, gli assessori, i consiglieri si rendono conto che per resistere e dare al proprio comune, al proprio borgo, una prospettiva di sopravvivenza e rinascita, serve cultura, visione, confronto, relazioni, ecc. Ad una “scuola della politica” anche per i propri sostenitori e sostentatori ve ne dovrebbe esser dato obbligo di frequenza, non facoltà. Inutile girarci attorno, inutile pensare di rimandare le prese di coscienza; per quante precauzioni e attenzioni del caso si possano prendere, la situazione è chiara: inquinamento alle stelle con conseguente deterioramento delle amicizie e del convivere sociale. Sono giorni al vetriolo per la politica di Sessa Cilento e mi spiace che i miei concittadini debbano quotidianamente leggere sui Social Network solo di rancori, ultimatum interni alle coalizioni, sbeffeggiamenti, finte paternità di risultato. Io che sono un’ elettore di questo Comune, mi sento disorientato, vorrei leggere di idee, programmi, futuro e vorrei che i toni di chi aspira a guidare il mio “paesello” fossero maturi e equilibrati pur se nell’agone politico. Come si può pensare di candidarsi a governare un Comune quando sui propri o altrui profili (bacheche social) si preferisce fare avanspettacolo?
Credo che ognuno di noi debba sapere con chi sta facendo questo percorso di candidatura per chiedersi quanto costerà poi alla comunità, in caso di vittoria, l’aver prediletto la coabitazione forzata in luogo della qualità, la visibilità in luogo della concretezza ed aggiungo correttezza. I cittadini sperano di poter affidare un solo mandato, quello di affrontare celermente i problemi e risolverli senza perdersi in beghe di potere. Spero pertanto possano almeno abbassarsi i toni, perché una campagna elettorale così rissosa non fa bene soprattutto a chi dovrà giudicare e decidere di accordare la fiducia non a chi sarà più bravo a delegittimare con gli sberleffi l’avversario, ma a chi avrà dimostrato di saper lavorare in squadra e in prospettiva di risultati. Sessa Cilento merita si lavori per Sessa Cilento. Abbassare i toni sembra la parola d’ordine di questi ultimi giorni di campagna elettorale ed è giusto il richiamo al senso di responsabilità nella polemica politica. Un paese civile ha valori condivisi che limitano la dialettica elettorale ad alcuni temi, evitando anche gli attacchi personali tra candidati. L’invito ad abbassare i toni appare utile , se non indispensabile.
In periodo elettorale va garantita a tutti i contendenti se non una vera par condicio, come sarebbe auspicabile e giusto, almeno una qualche parità di trattamento e di rispetto per l’avversario, anche da chi, al momento è solo “un oggetto roteante” . Altrimenti torniamo alla guerra civile degli anni immediatamente precedenti alla dittatura fascista in cui gli oppositori finivano come don Minzoni e Giacomo Matteotti o, se vogliamo pensare a fatti più vicini a noi , al 1968 e dintorni in cui si impediva, con il ricorso alla violenza, l’agibilità politica degli avversari, considerati nemici. Ci fu chi cinquant’anni fa ritenne di riprendere la “Resistenza tradita“ prima con le intolleranze politiche e poi con la violenza del terrorismo. Pochi allora dissero che gli estremisti non potevano considerarsi eredi e continuatori della Resistenza e che dovevano essere isolati. Anche allora, di fatto, certi melliflui democristiani invitarono ad abbassare i toni e non presero i provvedimenti necessari a salvaguardare le regole democratiche e lo Stato di diritto. Chiunque dissentiva, veniva tout- court considerato fascista e nessuno apriva bocca. L’intimidazione politica era la regola.