Negli ultimi mesi sono molti i miei conterranei che hanno festeggiato e festeggeranno il compimento dei 100 anni, questo perché il Cilento è stato è sarà sempre un incubatore di vita sana e longeva, non a caso la dieta mediterranea è nata qui. E mentre i nostri arzilli nonnini festeggiano, culle e banchi di scuola restano vuoti.
Questo perché il calo demografico delle nascite si è accentuato nell’ultimo ventennio, dovuto forse alla perenne crisi che ci attanaglia o alla continua emigrazione in altri territori di chi è nato in questa terra. Certo è che molti plessi Scolastici, vuoi anche ad una politica innovativa di risparmio, vanno chiudendosi poco per volta dissanguando quello che ancora era una delle poche istituzioni presenti nei singoli Comuni.
Credo, però che a questo punto una politica cosiddetta del risparmio, vada in un certo qual modo a vantaggio della collettività, non giustificando il far restare aperta una Scuola dove gli iscritti sono davvero ridotti al lumicino. Sono lontanissimi, anni luce, gli anni ’60, tempi in cui la sola classe Prima di una Scuola Elementare o Media qualsiasi, assoggettava al suo registro di classe la bellezza di, a dir poco, 30 nominativi, forse oggi a stento ne annota appena due. Come, per esempio, nel mio Comune che nel 1970 deteneva la Scuola dell’infanzia, la primaria ed infine la Scuola Media che per fortuna ancora insiste, grazie all’apporto di scolaresca dai Comuni limitrofi.
Ma quanto potrà durare?! Prima o poi, mi auguro di no, potrà sopravvenire ciò che sta accadendo a Perdifumo, come riportato dal giornalista Pasquale Raicaldo su Repubblica.it (QUI l’articolo) dove, l’amministrazione Comunale, affinché non si resti privi della Scuola Media fa appello su Facebook ad abitanti con prole dei paesi vicini, invitandoli ad iscrivere li i propri figli.
Ma l’accusa, quasi sconvolgente che uno degli amministratori comunica al giornalista di Repubblica e che: << “In molti hanno avuto l’infelice idea di iscrivere i propri figli a un istituto in altri comuni, pur vivendo a Perdifumo”>>. Molti, tanti si sono preoccupati solo della propria, personale immagine, detentrice del potere locale, “menefregandosene” di tutti e di chiunque, tenendo aperte le proprie “orecchie da mercante” al solo fascino ingannevole del canto delle sirene di Ulisse, tappandosele, però, quando si trattava di trattenere chi doveva ad ogni costo andare via dalla terra natìa. Ora, forse, si corre ai ripari con varie iniziative, dallo sconto sulle tasse Comunali alla possibilità di alloggio a prezzi vantaggiosi, passando dal ringarziare anche colui che dal suo paese è scappato per dare un nuova vita ai propri cari, in una terra che per i propri figli è stata, a volte, inospitale. Sconvolgente però fino ad un certo punto, poiché tecniche del genere sono quantomeno di uso generale in ogni paese Cilentano/Italiano, ogni amministratore “tira l’acqua al proprio mulino” vanificando però quello che è una operazione di salvaguardia del territorio altrui.
Le colpe a chi darle? Sicuramente a nessuno degli astanti, ognuno fa quel che può con le poche risorse che ha, un po’ di più doveva farsi negli anni che furono, quando alcuni prefiguravano ciò a cui saremo andati incontro se non si fossero intraprese, nell’immediato, iniziative tali da bloccare l’emorragica immigrazione verso lidi che avrebbero consentito almeno la conservazione dignitosa della propria persona.