I funerali di Martina Carbonaro si terranno oggi (4 Giugno) alle 15, presso la Basilica di Sant’Antonio di Afragola. A celebrarli sarà l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Domenico Battaglia, simbolo di un’intera comunità che si stringe attorno alla famiglia della giovane vittima. Il sindaco di Afragola, Antonio Pannone, ha proclamato il lutto cittadino. Le bandiere saranno a mezz’asta e l’intera città si fermerà per ricordare Martina. Nel frattempo emergono contenuti raccapriccianti dall’autopsia effettuata sul corpo di Martina, uccisa, è quello che emerge con quattro colpi violentissimi alla testa e al volto e poi nascosta sotto una coperta di detriti. L’esame eseguito all’ospedale San Giuliano di Giugliano ha confermato l’aggressione brutale e solleva un ulteriore interrogativo: Martina era ancora viva mentre veniva nascosta?
Secondo i consulenti della famiglia, i medici legali Pietro Tarsitano e Omero Pinto, bisognerà attendere l’esito degli esami istologici sui polmoni per stabilire se la giovane respirasse ancora dopo i colpi ricevuti. Solo allora si potrà dire con certezza se un soccorso tempestivo avrebbe potuto salvarla. L’autopsia ha rilevato quattro ferite principali, tutte concentrate su cranio e volto, e diverse lesioni al collo. Il medico legale Raffaella Salvarezza, incaricata dalla Procura di Napoli Nord, ha eseguito l’esame durato circa quattro ore. Altri accertamenti tossicologici e istopatologici sono stati disposti per completare l’analisi medico-legale. Intanto, fuori dall’obitorio, si è consumato un altro dolore: quello della famiglia. “Il volto è irriconoscibile”, ha detto Santa, cognata della madre di Martina, Enza Cossentino. “Non vogliono farcela vedere, è devastata”. La cugina Francesca racconta che Alessio “l’ha attirata con l’inganno” in quel casolare. “Lo aveva lasciato dopo uno schiaffo. Noi vogliamo l’ergastolo”. La zia è ancora più dura: “Sembrava un ragazzo perbene. Ma è stato lucido. Non è stato un raptus”.
Il Commento del Governatore De Luca: “Oggi è il giorno del dolore e della pietà. Abbiamo vissuto la morte di Martina come la perdita di una figlia. Le modalità atroci del delitto ci hanno lasciato sconvolti. Nell’esprimere la nostra solidarietà ai familiari, possa almeno questa ennesima tragedia spingere i ragazzi a parlare con la propria coscienza; a decidere – nel ricordo di Martina – di ripudiare ogni forma di violenza verso una donna. Prima di cedere a impulsi di aggressività ricordi ognuno per un attimo l’immagine di una madre o di una sorella, per fermarsi e per essere degni di dirsi ancora uomo”.