Camerota: scavi riportano alla luce un elefante di 140mila anni fa

20 Settembre 2022
1 min. di lettura
foto profilo FB Comune di Camerota

Alcuni scavi condotti dalle Università di Siena e di Bologna, in collaborazione con la Soprintendenza per le provincie di Salerno e Avellino e il Comune di Camerota, hanno permesso di scoprire che a Marina di Camerota, 140 mila anni fa, vivevano gli elefanti. Gli scavi realizzati dal 1° al 18 settembre del 2022 alla Grotta del Poggio di Marina di Camerota  dalle Università di Siena e Bologna, in collaborazione con la Soprintendenza e il Comune di Camerota, hanno permesso di riportare alla luce, nella parte alta della serie stratigrafica, i resti di un grande pachiderma, il Paleoloxodon antiquus, altrimenti chiamato elefante a zanne diritte.

La presenza di questo animale nei livelli abitati dal Neanderthal era stata già segnalata, per quanto riguarda gli strati più antichi della grotta, dal Professor Arturo Palma di Cesnola negli anni Sessanta del secolo scorso. I resti rinvenuti nel corso della recente campagna di scavo appartengono all’osso di un arto e mostrano evidenti tracce di percussione. Ciò è indicativo del fatto che l’elefante fu macellato dall’uomo. Del Paleoloxodon antiquus, una particolare specie alta circa 4 metri (è di dimensioni maggiori rispetto al Mammut) e vissuta all’incirca da 550 mila a 70 mila anni fa, si sono rinvenute negli ultimi decenni diverse ossa e diversi denti sparsi, ma pochi scheletri completi. L’ultima volta risale al 2017: nella Sila cosentina, a causa della siccità, il livello del lago di Cecita si abbassò talmente tanto da consentire il rinvenimento di uno scheletro ben conservato.

In origine la Grotta e il Riparo del Poggio formavano un’unica grande caverna, costituita da un’enorme sala e da una sorta di tunnel a volta più bassa, che aveva la funzione di drenaggio. L’erosione del fianco della grotta ha portato al crollo della volta della sala. Così, il fianco rimasto, aggettante, ha preso il nome di Riparo del Poggio, mentre la Grotta del Poggio è costituita da ciò che rimane del “tunnel”, dopo il crollo pleistocenico e dopo lo sbancamento per la costruzione della strada costiera.

Le prime ricerche sul sito della Grotta e il Riparo del Poggio vennero realizzate nel 1956 da G. V. Chiappella e P. Parenzan. Poi, negli anni 1965-69, Arturo Palma di Cesnola condusse scavi nella Grotta del Poggio, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Salerno. Nel Riparo del Poggio, invece, gli scavi, iniziati dallo stesso Arturo Palma di Cesnola nel 1968, proseguirono negli anni 1970-74.

Sono numerosi i reperti litici e faunistici lasciati dai gruppi umani che hanno frequentato questo sito nel corso del tempo. Dai suoi livelli più antichi provengono resti di elefante e rinoceronte, ma anche resti umani (un molare e un osso della caviglia); agli strati più recenti, invece, appartengono manufatti come punte, lame e raschiatoi dell’Uomo di Neanderthal.

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