Tutti bravi, tutti uniti a cantare e ballare fuori dai balconi dando dimostrazione di essere patriottici in un momento di grande emergenza mondiale come quella che stiamo vivendo per via del coronavirus.
Poi però quando si scopre che un vicino di casa ha contratto il CoVid19, si innesca una caccia all’untore, si va alla forsennata ricerca di tutti i dati per veicolarli attraverso i social, attraverso messaggi vocali che ribalzano da un gruppo all’altra su whatsApp, per additare il malcapitato. E’ accaduto a Sessa Cilento col primo caso di contagio, si è ripetuto nuovamente sempre a Sessa Cilento in occasione del secondo soggetto che ha contratto il coronavirus.
Quando il problema ci è distante diventiamo dei fenomeni con azioni di solidarietà, che poi lasciano il tempo che trovano – non sono d’accordo con gli schiamazzi dai balconi perché c’è un’assenza di rispetto nei confronti di quelle famiglie che hanno perso i propri cari – ma se ci sfiora ci trasformiamo in belve. Noi abbiamo un nemico invisibile da combattere ed è il CoVid19. E tutte le azioni adottate finora ci consentiranno di vincere la guerra. Alcune battaglie inevitabilmente si perderanno. In questa lunga sfida si contano tanti morti, soprattutto nonni e genitori anziani, i soggetti più deboli e quasi sempre con malattie pregresse.
Ma dobbiamo combattere anche con un altro nemico, molto più pericoloso: l’uomo che la sua ignoranza rischia di fare più male dello stesso coronavirus. Vergognoso quelli che chiedono rendere pubblici i dati personali di chi ha contratto il virus, vergognoso puntare il dito contro un nostro concittadino.
Siamo tornati al periodo medievale, a quei 400 anni di storia in cui la Santa Inquisizione tacciava di stregoneria chi usava erbe e fiori per i medicamenti. In piazza venivano organizzate pire e le “streghe” finivano al rogo. Sembra che qualcuno abbia compiuto un passo a ritroso, ma in chiave moderna. Non c’è il rogo, ma c’è quella sadica voglia di conoscere e far sapere chi ha contratto il coronavirus, chi ha violato le norme di restrizione. Eppure se rispettiamo i comportamenti da tenere, non c’è alcun rischio di contagio. Mentre al nostro vicino vanno rivolti i migliori auguri di pronta guarigione.
Le ultime notizie che in questa settimana mi sono dilettato a leggere, riguardano alcune “grida di caccia all’untore “ , provenienti dal piccolo borgo di Stella Cilento, da parte di fantomatici personaggi con indosso una pettorina di una non meglio chiarificato Ente, dilettarsi a “pizzicare” il detrattore di turno, per poi notificarlo all’Ente giudiziario preposto . Ne avevano titolarità? L’Ente di cui si fa bello sfoggio sulle pettorine, con annessa autovettura ben identificata, è a conoscenza della loro operatività? Perché la voglia di perlustrare i piccoli borghi…. per poi improvvisamente imbattersi , guarda caso, nel malcapitato di turno ed immortalarlo facendolo, poi rientrare in una sorta di lista di proscrizione?
No certo, non difendo chi non ottempera a ciò che esimi Scienziati ed il Governo Nazionale ha deciso, per preservarci da una eventuale, massiva, ripresa della diffusione del Virus, come non difendo chi nell’assoluta indifferenza del “controllore” gira per le vie alla ricerca dell’illecito a tutti i costi.
Verrebbe da pensare che in un momento di difficoltà globale le persone dovrebbero sentirsi affratellate sotto l’egida del “mal comune mezzo gaudio”, e invece ci stiamo gettando nell’agone del tutti-contro-tutti senza nemmeno capire perché. È lecito chiedersi cosa succederà dopo. Saluteremo ancora i nostri vicini di casa? “Sarà interessante verificare come si concretizzerà l’effetto di questi atteggiamenti nelle relazioni che avremo con gli altri, nella fiducia o sfiducia che nutriremo verso gli altri: potrò stringere la mano a un nuovo collega, baciare un amico, cenare con i miei vicini di casa, avvicinarmi a uno sconosciuto? Quanto saremo diffidenti e condizionati dalla sfiducia verso gli altri, per paura che potranno infettarci o soprattutto denunciarci?“.