Durante il lockdown i video dei sindaci italiani arrabbiati con i propri cittadini hanno fatto il giro del mondo e trasformato alcuni di loro in popolari eroi dei social. La figura del sindaco-sceriffo non è priva di ambiguità, ma sicuramente ha contribuito a dare visibilità a questo ruolo. Eppure, per la maggior parte dei primi cittadini amministrare una città non è di certo un lasciapassare per la popolarità o l’inizio di sfolgoranti carriere politiche. Soprattutto nei centri più piccoli, essere eletti equivale all’inizio di un servizio civile volontario, ma con più impicci. Quali sono le difficoltà e cosa resta dell’entusiasmo iniziale una volta ottenuto il ruolo? E com’è farlo quando si è giovani? Io non conosco di persona Luigi Guerra, attuale sindaco di Lustra Cilento, ma devo dire la verità lo seguo sui tanto vituperati Social che devo dire ne fa buon uso. Oggi scrivo di Lui poiché, guardando il profilo pubblico, festeggia il suo primo anno da primo cittadino di questo borgo incastonato fra i monti cilentani. Leggo che, come accennavo, anche per lui no è stato un anno facile, “vista l’emergenza sanitaria la quale pur abbattendosi fortemente sulla nostra comunità non ha rallentato la macchina amministrativa.”
Continua elogiando i suoi consiglieri e agli assessori che hanno collaborato, dando vita ad un processo di cambiamento del Comune e da qui, poi, una lunga lista di quali e come sono state investite le sempre più esigue risorse destinate dallo Stato centrale ai piccoli comuni che (colui che amministra) dovrebbero essere spesi con la “diligenza del buon padre di famiglia”. Ora, questo mio scritto non vuole essere un apologia del sindaco Guerra, non ha bisogno di alcun che da parte mia, i suoi concittadini gli riconoscono, leggo: professionalità, caparbietà ed attenzione alla comunità; ma è solo un sottolineare che non è mai facile il “mestiere” del Sindaco.
Gestire una comunità piccola, poi è ancora più difficile. Perché se è vero che i problemi sono proporzionati alla estensione del comune ed al suo numero di abitanti, è anche vero che spesso i primi cittadini dei piccoli borghi, sono sempre più soli non avendo grandi apparati ed uffici alle loro spalle, essendo spesso direttamente investiti da gran parte dei problemi della comunità. Anzi sono molti i casi in cui i primi cittadini, proprio per la cronica mancanza di personale, si assumono responsabilità gestionali in maniera assolutamente gratuita. E poi, anche se si svolge questo incarico con serietà, competenza, onestà e passione non mancano denunce ed esposti, soprattutto se si è “colpevoli” di avere “preso il posto” di qualcuno che scommetteva tutto su questo ruolo è magari mal sopporta il prestigio e la visibilità ottenuta facendo bene il proprio dovere.
È difficile fare il Sindaco, io non ambirei mai ad essere il “ parafulmine” e comunque responsabile di tutto ciò che accade nella mia comunità, dai servizi non ottimali alle calamità naturali. È dura riuscire a conciliare lavoro, famiglia a questo incarico istituzionale. E spesso a rimetterci sono proprio gli affetti. Non è un mestiere facile quello del Sindaco. Tante le delusioni ed i bocconi amari, soprattutto la lotta impari contro una burocrazia asfissiante e perversa. Si fanno sacrifici a fare il sindaco, sacrifici che aumentano se si svolge questo ruolo per passione, senso civico e amore per la propria terra. E se ancora dopo un anno di mandato, non ho perso l’entusiasmo (molti dismettono l’incarico molto prima) e la passione, la voglia di continuare a far crescere la propria comunità, vuol dire che malgrado tutto, quella fascia tricolore che si appoggia sul petto, ha ancora un senso e che c’è ancora bellezza nella responsabilità. Auguri Signor Sindaco!