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martedì, 19 Marzo 2024
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Dal Vallo di Diano al Cilento: un’assillante proliferazione di tumori

Cercare di capire dove possa essere la concausa non è facile, le colpe da addebitare possono essere molteplici, ereditarietà (anche se è la percentuale è bassa 1%), fattori genetici, predispozioni ecc… o come, per esempio nella zona del Monte della Stella, dove per anni si è parlato di inquinamento elettromagnetico delle antenne posizionate, non solo dell’ex base militare ma anche dei tanti ripetitori televisivi e telefonici ammucchiati.

Credo che lì, però, gli interessi siano molteplici ed al momento non vi sono certezze sull’incompatibilità, resta , come si suole dire, voce di popolo. Ma vi garantisco che qualcosa di sinistro accade, macchinine radiocomandate che camminano senza impulsi, l’auto che resta chiusa perché il telecomando non funziona o che miracolosamente la trovi aperta, certo di averla chiusa, cose così, innocue dirà qualcuno ma che fanno pensare. Sicuramente, la correlazione tra rischio ambientale, mortalità e incremento delle patologie tumorali è un argomento complicato. Si rischia di scivolare o di fare facile allarmismo prima ancora di avventurarsi nel tema. Questa è la storia di un breve viaggio che un giorno ho deciso di intraprendere per saperne di più su alcune vicende, a mio parere allarmanti, prospettatemi da alcuni conoscenti. Mi è capitato di frugare nella storia di un paesino adagiato sul versante meridionale del Monte Gelbison, Alfano, descritto da un suo stesso abitante, tramite una lettera inviata al Mattino.it, come “la terra dei fuochi” in Cilento.

Ed è allora che ho deciso di approfondire anche se non fosse solo per tenere accesa la fiamma della conoscenza e del non seppellimento almeno delle vicende.
Arrivare oggi ad Alfano è facile, grazie alla strada a scorrimento veloce che lo costeggia ed è qui il mio primo pensiero, proiettato a trent’anni fa, facendomi immaginare che proprio l’invisibilità di alcuni paesini del Cilento, (anni fa per raggiungerli vi era una sola strada percorribile la SS 18, tortuosa ed infinita) spesso con una popolazione di poche migliaia di abitanti ma soprattutto per il basso costo dei terreni agricoli, poteva invogliare il “malaffare” a stivare in queste zone rifiuti  di qualsiasi genere provenienti dalle industrie italiane ed europee una volta oberate le discariche abusive del napoletano e del casertano.  Nel mio girovagare in paese, chiacchierando con alcune persone  del luogo mi sono accorto, però,  che la notizia è infondata. Si,  le morti, dovute ad eventi tumorali come quelle allo stomaco, alla lingua, al colon,  da qualche decennio a questa parte sono aumentate ma anche se è  brutto dirlo, rientrano nella casistica di questo nuovo millennio e mai nessuno ha avuto sentore di sversamenti illegali fatti in questo comune. Sono in molti, invece ad  additare la colpa alla notevole concentrazione sulle colture, di fitofarmaci che fanno crescere a dismisura frutta e verdura,  pochi coloro, invece,  che accennano ad un fantomatico sotterramento di rifiuti tossici nella costruenda, anni ‘80/‘90, superstrada “Cilentana” nel tratto Cuccaro Vetere –   Sapri. Certo l’ ipotesi potrebbe essere plausibile, ma non vi sono certezze o fondamenta,  non è dato sapere se la seppur repentina crescita di tumori maligni sia dovuta ad un fattore ambientale o genetico ma che sembra essere comune un pò in tutto il Cilento.

Molto più veritiera e retta da una inchiesta del 2007  (Chernobyl ) della procura di Santa Maria Capua Vetere (pm Renato Martuscielli),  il riscontro di oltre 180mila  tonnellate di rifiuti tossici smaltite da aziende private nei siti del Vallo di Diano, formulando, poi, la richiesta di rinvio a giudizio per  38 imputati, tra i quali diversi imprenditori nel settore dello smaltimento dei rifiuti che continuano  a sostenere tramite i loro avvocati che: “i rifiuti ritrovati non sarebbero tossici e si parlerebbe solo di illecito amministrativo”.
Nell’intero territorio campano sono 980.000 le tonnellate di rifiuti pericolosi abbandonate nell’ambiente con un giro d’affari stimato in 50 milioni di euro (soltanto nel periodo di attività illecita monitorata, dal gennaio 2006 al luglio 2011).

Attraverso centomila conversazioni telefoniche, come riporta Violetto Gorrasi del quotidiano on-line Today.it –  ” intercettate e decine di ore filmate dai carabinieri del Noe, la procura casertana ha mappato i terreni agricoli e i fondi usati come discariche abusive e sversatoi di rifiuti tossici e pericolosi”.Località Tempa Cardone a San Pietro al Tanagro (12.000 mq); località Buco Vecchio a Teggiano (10.000 mq); località Sanizzi a Sant’Arsenio (due aree agricole di 5.000 e 10.000 mq separate da una strada sterrata); località Via Larga a San Rufo (4.000 mq); terreni privati in località Serroni ed in località  Ponte Barizzo a Capaccio. <<Nella lista dei rifiuti interrati e dispersi nell’ambiente ci sono scarti di tessuti vegetali, pietrisco, urine e letame di animali (comprese lettiere usate), fanghi derivanti da trattamenti di lavaggio, sbucciatura, centrifugazione, distillazione di bevande alcoliche, ceneri di carbone, imballaggi di carta e cartone, miscugli di cemento e ceramica, liquami di origine animale, scarti dall’eliminazione di sabbie, rifiuti di mercati e mense, reflui di acque urbane, reflui industriali, fanghi da fosse settiche di ospedali, abitazioni civili e persino di navi approdate al porto di Napoli ed i fanghi tossici provenienti dal ciclo di lavorazione di almeno due dei quattro impianti di depurazione campani: quello di Cuma  e Orta di Atella, liquami interrati nei fondi di agricoltori compiacenti che, in cambio, ricevevano circa 600 euro a viaggio.>> Viaggi notturni verso i terreni agricoli, accompagnati da  falsi certificati prodotti da laboratori di analisi corrotti che ne attestavano il corretto smaltimento dei rifiuti trasformandoli  miracolosamente in compost. Ed è qui che continua il mio breve viaggio, nel Vallo di Diano, in particolar modo a  Teggiano.Qui negli ultini decenni sono state riscontrate numerose neoplasie come il tumore alla prostata e quello alla mammella, sopratutto in persone di giovane età. Sono alcuni manifesti funerari che ritraggono persone giovani morte che mi accolgono nello scendere dall’auto.

Nella mia seppur breve ma dolorosa passeggiata per il paese ho avuto modo di parlare con uomini e donne di qualsiasi età. Nei loro racconti lo scoprirsi loro stessi con patologie tumorali, come il carcinoma alla tiroide o averle riscontrate in  amici o parenti. La maggior parte è a conoscenza che qualcosa di strano sia avvenuto a cavallo degli anni ’80 e 90 ma non hanno certezze e poco li convince la concausa di alcuni ripetitori telefonici e non,  installati a ridosso del costone roccioso che sostiene la cittadina.
Dicono “la proliferazione dei tumori è divenuta assillante”, continuano, “negli ultimi vent’anni, le malattie oncologiche sono aumentate in maniera esponenziale. “Non disponiamo di dati certi  al riguardo” ribadiscono,  “e le mappature che hanno provato a mostrarci non corrispondono alla realtà, ma la correlazione tra inquinamento ambientale da rifiuti, patologie tumorali e mortalità ha ragione di esistere in questa terra”. Tanti i casi di tumori alla tiroide concentrati soprattutto tra la stessa Teggiano,  Sassano, Padula e Sala Consilina, questo appurò una commissione medica istituita agli albori della vicenda, ma la delegazione non fece in tempo a studiarne le cause, perché le loro domande ai cittadini diventarono scomode per alcuni politici del posto, che non esitarono molto a rispedirla al mittente. Un anziano del posto identifica anche dove possano essere stati sotterrati i rifiuti : il  campo go-cart, vicino Atena Lucana, il  campo aviazione e i terreni agricoli che costeggiano la provinciale per  S. Arsenio e  San Rufo, ma  dice “è inutile andarci, non si vede niente”. Eppure, come se tutto ciò non fosse già abbastanza raccapricciante, si corre anche il rischio che il processo cada in prescrizione nel 2019 per effetto della legge Cirielli. Prescrizione, avvenuta già per reati minori, che potrebbe non riuscire a portare dietro le sbarre i colpevoli, imprenditori, autotrasportatori e agricoltori per il reato di disastro ambientale contestatogli.

Un epilogo che non manca di suscitare perplessità, come riporta una nota pubblicata sul giornale On Line Salerno Today a firma Elia (Qui l’articolo integrale) per una vicenda che aveva causato sconcerto e preoccupazione nell’opinione pubblica, e la cui chiusura delle indagini risale a ben 11 anni fa. Poi un lunghissimo stillicidio, mentre nel corso degli anni sono caduti in prescrizione tutti i reati contestati ai 38 imputati, tranne quello di disastro ambientale. Il PM Russo nell’ultima udienza ha precisato che proprio relativamente al reato di disastro ambientale “manca la prova di una modifica sostanziale dell’originaria consistenza della matrice ambientale o dell’ecosistema”. Insomma manca agli atti la prova del disastro ambientale, visto che i fanghi sversati, ritenuti di natura speciali-non pericolosi, non avrebbero prodotto alcuna conseguenza ai fondi. Secondo il PM Russo dunque non risulta agli atti del procedimento alcuna compromissione o deterioramento dei fondi stessi, che quindi non risultano alterati da tali sversamenti.

“In assenza di alcuna prova sul deterioramento, inteso come squilibrio strutturale, e in assenza di un decadimento dello stato e dei luoghi, si deve necessariamente concludere -ha precisato il PM- per l’insussistenza del reato”. Di qui la richiesta di assoluzione di tutti gli imputati dal reato di disastro ambientale “perché il fatto non sussiste”, oltre a quella scontata di prescrizione per tutti gli altri reati. Di fronte a questa svolta processuale, appare quantomeno paradossale la richiesta avanzata dal PM a fine requisitoria, che ha chiesto al Tribunale la trasmissione degli atti ai singoli Comuni, nel cui comprensorio sono situati i fondi interessati dagli sversamenti. I Comuni dovrebbero procedere alle verifiche sui fondi di loro competenza, al di là della responsabilità penale degli imputati, effettuando carotaggi al fine di appurare se tali fondi siano stati, e siano tuttora, inquinati e oggetto di squilibrio ambientali. Tutto ciò al fine -in caso di risposta affermativa- di indurli autonomamente a procedere a eventuali bonifiche e risanamenti. Al termine dell’udienza hanno rassegnato le loro conclusioni scritte pochissime parti civili, tra le quali la Comunità Montana Vallo di Diano, il Comune di S. Arsenio, il Comune di S. Rufo e il Comune di S. Pietro al Tanagro, tutti rappresentati dall’avvocato Nicola Senatore, il Comune di Sassano, rappresentato dall’avvocato Alfonso Penna, e il Comune di Sala Consilina, con l’avvocato Antonello Rivellese. “Come parti civili ci siamo opposte –conferma l’avvocato Nicola Senatore- alle richieste del PM e alla chiusura dell’istruttoria dibattimentale.

Abbiamo insistito affinché il Tribunale disponesse una consulenza d’ufficio sui fondi interessati, al fine di appurare la compromissione, il deterioramento e lo squilibrio funzionale dell’ecosistema, causato dallo sversamento dei fanghi tossici. Una posizione dura, che conferma la nostra ferma volontà di conoscere la verità dei fatti e cosa sia effettivamente accaduto”. Va ricordato che in origine risultavano costituite, a vario titolo, una trentina di parti civili, e che la mancata presentazione di conclusioni scritte comporta la rinuncia alla costituzione di parte civile, con la conseguente esclusione processuale dal procedimento della parte civile ammessa. I difensori degli imputati hanno tutti chiesto l’assoluzione dei loro assistiti perché “il fatto non sussiste”. Eloquenti, furono,  le parole del giudice Dolores Zarone nel corso di un’udienza del Dicembre 2013, nel tribunale di Salerno: «Questo processo è morente». Gli ultimi aggiornamenti (marzo 2018) confermano la probabile prescrizione dl reato, poichè senza sussistenza e senza elementi probatori, avallati anche dall’assenza di carotaggi nei terreni posti sotto sequestro. (!!??) Ma è uno studio  “Tumori in Cilento” redatto dalla  Cooperativa medica Parmenide di cui è presidente il Dott.Luigi Di Gregorio redatto da un gruppo di 168 medici di base sull’incidenza dei casi tumorali nel Cilento, patria della dieta mediterranea, a fare un po’ di chiarezza sull’incidenza tumorale nel nostro territorio. E’ sotto gli occhi di tutti il numero preoccupante di persone che continua ad ammalarsi e a morire per malattie oncologiche. Questo accade in alcuni casi di più, rispetto alla media nazionale, in un’area incontaminata, lontana da grandi complessi industriali, pluri premiata con le bandiere blu per il suo litorale incantato e selvaggio, in gran parte rientrante nel territorio tutelato di uno dei parchi nazionali più estesi d’Italia (quello, appunto, del Cilento e Vallo di Diano).

Il giornalista Violetto Gorrasi ne ha parlato con il Dott. Di Gregorio. (qui l’articolo originale) Dottore, cos’è la Cooperativa Medica Parmenide e di cosa si occupa? E’ una cooperativa di medici di base fondata nel 2011 a Vallo della Lucania e ora allargatasi in un territorio che va da Eboli a Sapri, nel salernitano. Siamo in tutto 168.

Ci parli dello studio fatto. Il nostro studio è iniziato nel 2014. Attraverso i dati tratti dagli archivi di tutti i colleghi della Coop Parmenide, abbiamo analizzato la prevalenza della malattia neoplastica (il numero di persone viventi con diagnosi di tumore, ndr) e la sua incidenza (il numero delle nuove diagnosi di tumore in un dato arco temporale, ndr) in un territorio a sud di Salerno, quello cilentano. I dati più recenti sono aggiornati al 31 dicembre 2017 e sono stati rilevati su una popolazione di 196.892 assistiti, suddivisi per sesso e aggregati per distretto sanitario. Gli assistiti indagati rappresentano il 53,7% dell’intera popolazione del territorio di competenza. I dati anagrafici criptati garantiscono il più assoluto rispetto della privacy del paziente. Si tratta, insomma, di dati reali semplicemente estratti dai nostri archivi e non di proiezioni come spesso avviene in ambito epidemiologico.

E quali sono i risultati?

Devo prima fare una precisazione. Il dato complessivo di prevalenza dell’AIRTUM (Associazione nazionale dei Registri tumori) per l’anno 2016 è del 5% (circa tre milioni di ammalati di cancro). Il dato complessivo di incidenza tratto dalla stessa fonte è di 0,70% (circa 7 persone su 1000 si ammalano ogni anno di cancro). Ebbene, l’analisi dei nostri dati evidenzia come in un territorio privo di insediamenti industriali e di altre attività a rischio prevalenza ed incidenza di malattia tumorale siano sovrapponibili alla media nazionale, ed in qualche caso addirittura superiori. Più andiamo verso il sud della provincia salernitana, in un contesto in apparenza più sano come quello del distretto di Sapri, e più il dato ci preoccupa.

Questi dati sono stati inviati ai tanti sindaci di un territorio così esteso? C’è stata, se c’è stata, una risposta dalle istituzioni? Organizzammo un incontro pubblico a fine 2016, a Vallo della Lucania, invitando 52 sindaci. Sa quanti se ne presentarono? Soltanto due. Evidentemente non riusciamo ad interessare le istituzioni per un tema così importante. I dati aggiornati al 31 dicembre 2017, invece, li abbiamo resi pubblici lo scorso otto marzo. Anche stavolta, a quanto pare, senza suscitare troppo interesse…

Dottor Di Gregorio, ci può essere una connessione tra aumento dei tumori e sversamento illecito dei rifiuti nei terreni e nelle acque? A prescindere dalla verità processuale che verrà fuori, secondo me non si può escludere che ci sia una connessione di questo genere. Io posso immaginare i problemi delle città, le polveri sottili, l’inquinamento prodotto dai complessi industriali, ma qui? In Cilento non c’è un’agricoltura intensiva che fa uso smodato di pesticidi, non ci sono attività industriali a rischio… E allora la mia domanda è: c’è qualcos’altro? Il nostro obiettivo è quello di costituire un osservatorio sui tumori, mettendo questi dati nelle mani di un gruppo di esperti – non solo medici ma epidemiologi e specialisti di tematiche ambientali e statistiche – per fare una prevenzione seria e stabilire connessioni tra territorio ed elementi di rischio. Non vogliamo fare allarmismo, ma è un dovere morale che questi dati siano resi pubblici. Anche i colleghi della Terra dei fuochi quando hanno iniziato a lanciare l’allarme non sono stati presi nella giusta considerazione.

Ed è di questi ultimi giorni (Luglio/Agosto 2020) che una macabra scoperta di rifiuti interrati è stata fatta in alcuni terreni privati nel Comune di Salento. Rifiuti che le pale meccaniche continuano a tirare fuori dal sottosuolo. Oltre 50mila metri quadri di terreno sottoposto a sequestro in cui sarebbero stati nascosti rifiuti di ogni genere. Appezzamenti privati che negli anni ’90 erano stati affittati ad imprenditori senza scrupolo. Un business imperniato su rifiuti dannosi sia per l’ambiente sia per chi ne viene a contatto, ma che ha fatto risparmiare miliardi di vecchie lire a chi doveva smaltire gli scarti altrove. E dietro ad un affare così redditizio gli inquirenti sospettano che ci possa essere la mano della criminalità organizzata. Gli investigatori indagano a ritroso partendo dalla denuncia di un cittadino raccolta lo scorso anno dal capitano dei carabinieri Mennato Malgieri.

“I camion arrivavano di notte, scaricavano e andavano via – ha raccontato l’uomo agli inquirenti – nessuno poteva mai immaginare che fossero carichi di rifiuti. Il dubbio mi è sorto solo da alcuni anni, dopo aver notato un incremento dei casi di tumore”. Ma c’è di più. Secondo altre segnalazioni, negli anni ’80 i rifiuti sarebbero stati utilizzati anche per riempire- come scrivevo –  alcuni tratti del tracciato della strada “Cilentana”. Cosa questa ancora da verificare. Ma sulle scrivanie del procuratore Antonio Ricci e del sostituto procuratore Vincenzo Palumbo, – come riporta il giornalista Vincenzo Rubano dalle pagine di Repubblica –  che coordinano le indagini, c’è anche il verbale di una vecchia audizione della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia, del 17 settembre 1993, in cui l’allora presidente Luciano Violante interroga il collaboratore di giustizia Pasquale Galasso, uno tra i più noti capi della Camorra.

Galasso ammise di aver percepito tangenti per la costruzione della diga Alento specificando che l’impresa Sorrentino Spa “in quel periodo si stava staccando dall’organizzazione di Cutolo” per passare con il suo clan e che la costruzione della Diga dell’Alento “è stato uno dei primi lavori” in cui la Sorrentino ha fatto da tramite con il clan “per quanto riguarda le tangenti”. Alla luce di questa “confessione”, secondo gli inquirenti, la criminalità napoletana potrebbe aver influenzato anche la costruzione della strada Cilentana realizzata, non a caso, negli stessi anni della Diga e nello stesso territorio cilentano.  Ma al momento si tratta solo di ipotesi. Quel che è certo è l’aumento dei tumori in tutto il Cilento.

Credits: Today.it – Violetto Gorrasi – Salerno Today – La Repubblica Vincenzo Rubano

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Alessandro Giordano
Alessandro Giordano
Dal Marzo 2015 racconto la nostra terra, il Cilento, mostrandola con gli occhi di chi la ama, la vive e vuole contribuire a farla apprezzare di più ai turisti e ai Cilentani stessi. La Storia, i Personaggi, la Cultura, le Tradizioni e le Contraddizioni, il patrimonio artistico, gli eventi e le iniziative in programma che ritengo più interessanti segnalare, i musei, le attrazioni e le proposte per i turisti, il cibo ed i prodotti del territorio sono i temi principali dei miei articoli.

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