Appena arrivi, è la prima cosa che noti. Ti entra dentro, lo respiri nell’aria rarefatta, lo tocchi nella pietra pungente e porosa, lo vedi nei tetti rossi delle case. Non puoi sottrarti: c’è sempre stato e sempre ci sarà. Nel Cilento, il legame con la montagna non è solo una questione geografica è legame di sangue perché ’a Muntagna è come una di famiglia.
La gente dai caratteri forti, tenaci, un’unica cosa con la terra che vivono. Proprio come la loro montagna: dura all’esterno, ma duttile dentro, in continuo movimento, anche se non sembra. La resilienza è forse la loro migliore caratteristica: se la tramandano da generazioni, come dimostrano i continui tentativi di un crudele destino di minacciare la loro presenza, a cui hanno sempre risposto con fermezza.
Infatti sono sempre lì, scampati a innumerevoli dominazioni usurpatrici e spopolamenti dovuti al bisogno di vivere lavorando. Ma come sempre, dopo ogni distruzione c’è sempre una rinascita: la storia delle genti del Cilento insegna questo. Lo si deve tenere a mente quando si passeggia tra le sue viuzze dei piccoli borghi, quando si sfiorano i muri delle case o si assaggia un prodotto della terra, quando si percorre un qualsiasi viottolo in montagna: ogni cosa è nuova cosa.
Questo, in sintesi, il racconto narrato da nello splendido lungometraggio girato nell’estate 2021, da Andrea D’Ambrosio con protagonista Marco Galaverni, direttore scientifico “Programma&Oasi” del Wwf Italia, nelle aree interne del Cilento sulle tracce del mitologico animale sempre più presente in questi luoghi. La ricerca del lupo è il “sentiero” narrativo scelto per documentare non so-lo il fascino del “re della foresta”, ma soprattutto il grande patrimonio ambientale, umano e culturale di territori “in via d’estinzione”, perché considerati “marginali”, lontani dall’economia reale, magici ma tendenti allo spopolamento e alla “desertificazione”.