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“Abbiamo commesso barbarie”, la prima ammissione sul caso Mastrogiovanni

A distanza di dieci anni dalla morte di Franco Mastrogiovanni, uno degli infermieri che lo ebbe in cura presso l’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania, Nicola Oricchio, scrive una lettera alla sorella, Caterina Mastrogiovanni e al marito Vincenzo Serra, per fare mea culpa: “Abbiamo commesso una barbarie, non abbiamo capito la richiesta di aiuto di Franco strappandolo al vostro affetto. Vi esprimo la mia vicinanza”.

La lettera

Nella missiva, pubblicata oggi in esclusiva da Il Mattino, si legge: “Sento il dovere di scrivervi – dice Oricchio – per esprimervi con profonda tristezza il mio cordoglio e la mia vicinanza ideale“. Poi continua: “Nel corso di questo decennio, voi Famiglia, il Comitato per Francesco Mastrogiovanni, e in particolare vostra figlia Grazia, esempio di donna combattiva e tenace, vi siete battuti in tutte le sedi possibili affinché si affermassero la veritá e la giustizia ed evitare che simili tragedie potessero ripetersi in futuro, invece Francesco è morto invano perché ancora oggi nei reparti di psichiatria degli ospedali italiani, gli utenti ricoverati in trattamento sanitario obbligatorio, continuano a morire a causa della contenzione meccanica”. Oricchio ricorda quei drammatici giorni. “Sono passati dieci anni da quel 4 agosto 2009 ma per me quel drammatico evento è come se fosse successo ieri.

Rivedo le immagini fissate nella mia mente della interminabile tortura di Francesco, perché di questo si è trattato e non di un trattamento assimilabile alla tortura e di questo mi scuso con voi. Durante quei giorni noi mettemmo in atto una barbarie che durò dalle ore 12.30 del 31 luglio fino al 4 agosto durante la quale furono commessi una catena di errori ed una serie ininterrotta di reati gravissimi nei quali prevalse l’inerzia la sciatteria e il lassismo. Fu sconfitta l’umanità della parola rinunciando al compito di una psichiatria umana e civile. Così concorremmo ad uccidere Mastrogiovanni ed io mi ritrovai ad essere un omicida”.

Poi Oricchio si sofferma sul processo: medici ed infermieri sono stati tutti condannati a pene dai 15 ai 7 mesi sospese perché inferiori ai due anni. “Dopo un processo – scrive Oricchio – anche se noi imputati siamo stati tutti riconosciuti colpevoli e condannati secondo me non è stata resa piena giustizia a Francesco perché tutti noi pregiudicati circoliamo indisturbati, lavoriamo, fino ad oggi non ci sono state conseguenze importanti sulle nostre vite quotidiane come se non fosse successo niente: tutto ciò non è degno di un paese civile”.

Infine Oricchio fa riferimento al video in cui si vede il calvario di Mastrogiovanni: “Quelle crude immagini nelle quali anche l’agitazione e il dimenarsi di Franco costituivano una precisa richiesta di aiuto caduta nel vuoto testimoniano tutta la brutalità del male di noi individui che abbiamo strappato Francesco all’affetto dei suoi cari agli amici ai suoi alunni ai suoi libri che tanto amava. Il vostro congiunto avrebbe potuto essere ancora in mezzo a voi e partecipare a tutte le vicende terrene aldilà della conclusione di questa lunga vicenda giudiziaria la mia condanna è e sarà sempre vivere con questa colpa”.

Fonte: Il Mattino a firma Carmela Santi

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