E’ l’esito di una ricerca del «Mediterranean Unesco World Heritage at risk from coastal flooding and erosion due to sea-level rise» che tradotto significa «Patrimonio mondiale dell’Unesco nel Mediterraneo a rischio di inondazioni costiere ed erosione dovute all’innalzamento del livello del mare».
Pubblicato su Nature Communications , dedicata ai dossier della prestigiosa rivista scientifica, il lavoro è stato gestito da Lena Reimann dell’Università tedesca di Kiel in partnership con alcune università inglesi. In Italia sono tredici i siti ad alto rischio, ovvero Venezia, l’area archeologica di Aquileia, Ferrara e delta del Po e poi, con rischio medio e innalzamento teorizzato tra 1.6-1.8 metri, anche aree inattese come il centro storico di Napoli, Costiera Amalfitana, Paestum, Velia e gran parte del Cilento, Pompei, Ercolano e Torre Annunziata.
Lo studio ha evidenziato che i siti del patrimonio mondiale dell’UNESCO (WHS) situati nelle aree costiere sono sempre più a rischio a causa dell’innalzamento del livello del mare. In questo studio, è stato valutato come il mediterraneo sia a rischio di inondazioni costiere ed erosione in quattro scenari di innalzamento del livello del mare fino all’anno 2100. Sulla base di queste puo essere sviluppato un approccio basato su indici che consentono di classificare il rischio costiero.
Nello sviluppo progettuale, gli studiosi Lena Reimann, Athanasios T. Vafeidis, Sally Brown, Jochen Hinkel e Richard S. J. Tol, dimostrano, con grafici e mappe alla mano come i rischi alluvionali possono aumentare del 50% ed i rischi di erosione incrementarsi del 13% ogni anno fino al 2100. I nostri risultati – concludono – forniscono una valutazione di quali siano i luoghi dove è più urgentemente e necessario intervenire, augurandosi che i “responsabili politici” si orientino nella direzione di una ricerca su scala locale per elaborare strategie di adattamento adeguate.
(fonte nature.com )