Prima PaginaCronache di "Altri Tempi"Cronache di altri tempi. Lentiscosa: anno 1914, un atroce infanticidio

Cronache di altri tempi. Lentiscosa: anno 1914, un atroce infanticidio

Come spesso accade in questa rubrica, oggi faremo un salto indietro nel tempo fino a cento anni fa. Era il 6 Dicembre 1914  e sul quotidiano Il Mattino , venivano  descritti alcuni eventi di quel giorno tra cui alcuni piccoli trafiletti di cronaca  che certamente non passarono alla storia, ma sicuramente restarono bene impressi nella memoria di chi visse quel periodo.

“Dall’inviato speciale”, così veniva apposto il sigillo del giornalista senza firma che in quel lontano giorno di 106 anni fa descrisse, anche con dovizia di particolari:, “Un atroce infanticidio”, evento doloroso per la piccola comunità di Lentiscosa.
Per  chi trascorre le montagne del Cilento, in quella zona estrema che è quasi al confine con la Basilicata, apparisce subito la piccola Lentiscosa: un ridente villaggio, messo a ridosso di una collina verdeggiante d’ulivi e di cespugli di mirto, che  le salse brezze marine profumano di salubri effluvi e che il sole irrora di una gloria di raggi.

Le titaniche gesta del conflitto europeo non giungono a scuotere con la _loro eco sanguinosa i tranquilli abitanti, intenti, come Titiro e Melibeo, ai lavori dei campi  ed agli ozi della pastorizia. Li commuove  soltanto ciò che ha diretta attinenza con la loro vita tranquilla,  le piccole tragedie locali che assumono per essi un aspetto più grave quanto più raramente avvengono. Questa è la volta di un infanticidio, un delitto che è nuovo negli annali Lentiscosani commesso dalla contadina (Omissis), la quale ha ucciso un suo bambino, frutto probabile d’illeciti amori.

La storia dolorosa

Abbandonata. dal marito che da Parecchi anni si era recato in America e non dava segni di vita, la donna aveva sofferto di miseria e. come  quasi tutte le donne bisognose, era finita per cadere tra le braccia di uno di quei don Giovanni, che per soddisfare i loro istinti brutali, non badano a-trascinare nel fango  l’onore di una povera famiglia.  Il rimorso della colpa commessa, l’aveva già spinta, due mesi fa, a tentar l’aborto;  ma, prevenite dall’autorità di P. S., si contenne. Ora però la vergogna ed il timore che il marito l’avesse completamente abbandonata l’hanno convinta a commettere il delitto. Una voce, pochi giorni fa, correva insistentemente, che essa avesse dato alla luce un bambina, e tanto più si faceva fondata  in quanto la donna si era tappata in casa con la scusa di essere malata.  Fu allora che questo egregio sindaco, cav. Pietro Gallotti, credette doverne avvertire il Maresciallo dei RR.CC. sig. Michele Cione, sicuro che il delitto fosse stato commesso.

Le indagini

L’opera del solerte funzionario era fin dal principio intralciata da difficoltà pressoché insormontabili. Già il medico condotto locale, cav. Nicola Coccorese che nella mattina, per insistenza del sindaco, aveva visitato la puerpera, aveva riferito che la donna aveva abortito ma aveva anche  sottratto ad ogni esame il feto.

Le autorità giudiziarie erano  assenti e il maresciallo, senza regolare autorizzazione, non poteva procedere ad una  perquisizione domiciliare richiesta dalla gravità del caso. Tuttavia, con un tatto finissimo e un’indagine preliminare, de-gna di ogni encomio, è riuscito a far confessare l’infanticida e ad assodare che il parto si era avuto a gestazione completa, e che  il bambino era nato vivo e  vitale e che si  era ‘fatto morire, forse, lasciando libero il cordone ombelicale.
La prima figlia, appena quindicenne, cosa incredibile! aveva completato, costretta dalla madre snaturata, l’opera delittuosa, seppellendo la creaturina, a fior di terra in un basso sottostante alla casa di abitazionel

La forma bestiale con cui è stato consumato il delitto ha lasciato nell’animo di questi buoni paesani una impressione dolorosa ed una sensazione di ribrezzo. L’infanticida, madre di altri due figli, l’ultimo dei quali di appena otto anni resta in una desolante miseria e abbandono. Noi facciamo appello alla generosità delle autorità locali, affinché provvedano al collocamento di essi almeno in qualche orfanotrofio. In attesa del giudice la puerpera dichiarata già in istato di arresto è piantonata presso la Real Caserma di Camerota e per la rimozione e l’autopsia del cadaverino si attende, da Torre Orsaia, il giudice avv. Adolfo Gargano.

fonte: Il Mattino del 6-7 Dicembre 1914

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