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Coltiviamo la salute. Un orto per la riabilitazione a Torre Orsaia

Tra queste si segnalano come più importanti l’Alzheimer per chi è avanti nell’età e tra le nuove generazioni i disturbi legati all’abuso di alcol e droghe, micidiale se prese assieme. Ed ancora: i disturbi mentali contribuiscono al 26,6% della disabilità totale e riguardano circa 17 milioni di persone. Uno su tre si cura o meglio avrebbe bisogno di cure e di essere reintegrato nella società.

Ed è questo l’obiettivo primario di Unipromos Associazione di Promozione Sociale costituita nel 2005, insieme al Comune di Torre Orsaia ed alla SIR struttura intermedia residenziale  dell’unità operativa di salute mentale dell’Asl Salerno che ospita 10 pazienti, alcuni ex manicomiali ed altri del territorio. Un campo di nocciole curato dai pazienti . Piantano alberi, li annaffiano, li concimano, tagliano l’erba; operazioni semplici ma delicate nella quale i contadini “speciali” del Sir di Castel Ruggero, si cimentano ogni giorno.
A disposizione degli ospiti della SIR ci sono degli orti sociali, appezzamenti di terreno che il comune di Torre Orsaia, ha dato loro in comodato d’uso, dove vengono svolte attività di giardinaggio e di agricoltura.

Questa attività sociale – spiegano da Unipromos – , mira a riunificare bisogni identità, tutele ed istanze di libertà per tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro abilità che ha collaborato e dato sostegno a questa iniziativa. In questo si ritrova il valore del lavoro- commentano – non solo come fonte di reddito individuale ma anche come elemento fondante di una società inclusiva più giusta, più coesa e sostenibile.
Il progetto – continuano – non mira solo al recupero psicofisico dei pazienti ma soprattutto all’integrazione sociale all’interno del territorio locale: entrambi gli obiettivi sono raggiunti mediante il lavoro, che restituisce dignità e riqualifica l’individuo; i pazienti lavorano la terra ed esportano ciò che hanno prodotto. Dunque, non più chiusura, bensì lavoro, produttività ed apertura all’esterno alle varie attività.

L’esperienza di gestione degli orti sociali permette agli ospiti di acquisire saperi, competenze e abilità che accrescono fortemente il valore emozionale e psicologico degli stessi ospiti e che dà vita a un fattivo percorso di coesione sociale.

L’agricoltura sociale – concludono – rappresenta un modello economicamente ed ecologicamente sostenibile di sviluppo territoriale –partecipativo e relazione – che ri-orienta le realtà locali nella logica del servizio alla comunità: quel che oggi è un rigoglioso campo di nocciole con circa 200 piante fino a poco tempo fa era un terreno completamente abbandonato, ricoperto da rovi e cespugli, dando una nuova vita quindi non solo al terreno ma anche ai suoi agricoltori.

fonte: Unipromos.it

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Redazione Notizie
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