Ogni regione italiana a suo modo è disseminata di antichi reperti storici, di chiese e di castelli, ognuna vanta delle sue specifiche particolarità. La regione Campania si colloca ai primi posti nel mondo per i suoi siti archeologici e per la loro capacità di attrarre turisti da ogni parte del mondo.
La Campania ospita infatti quello che è considerato il sito archeologico per eccellenza, probabilmente il più suggestivo al mondo, ovvero il sito archeologico della città di Pompei. L’antica città romana è stata sepolta da una coperta di lava e di lapilli in una tragica notte del 79 d.C. a causa di una violentissima eruzione del Vesuvio, insieme alle città di Ercolano e Stabia. Per secoli le città sono rimaste occultate, conservate gelosamente dalla colata lavica che le aveva distrutte, fin quando nel XVIII secolo il Re Carlo III di Napoli ha dato l’ordine di intraprendere un’operazione di recupero archeologico di incredibile valore. Nel corso delle indagini archeologiche che vanno oramai avanti da quasi tre secoli, dagli scavi archeologici è emerso un mosaico della vita quotidiana del tempo: vasi di ogni genere, gioielli di alta manifattura, fibbie e spille, pettini d’avorio, profumi pregiati, giochi da tavolo e dadi di osso come d’uso all’epoca. Le attività di scavo e di ricerca non sono però di certo finite: tutta la regione è ancora ricchissima di reperti e testimonianze di un passato glorioso. Nella zona di Miseno, tra Punta Terone e Punta Sarpalla negli anni Sessanta è stato scoperto il Sacello degli Augustali, un edificio dedicato al culto dell’imperatore risalente anch’esso al I secolo d.C..
Anche la zona del Cilento è ricchissima dal punto di vista archeologico, vantando siti d’interesse unico al mondo. L’antica città di Elea-Velia è stata dichiarata patrimonio dell’UNESCO già nel 1998. Molti degli scavi effettuati hanno già portato alla luce testimonianze eccezionali, ma molto resta ancora da scavare nella zona. Lo stesso vale per Paestum, la città greca fondata in Campania nel lontano 600 a.C.. Questa inizialmente era stata dedicata al dio greco Poseidone, prendendo il nome di Poseidonia. In seguito era stata occupata dai lucani italici e infine dai latini, che l’appellarono Paestum. Tenendosi fedeli all’origine greca della città, la dedicarono al dio Nettuno (l’equivalente latino di Poseidone). Il mare rappresentava infatti l’essenza e la vocazione più profonda di questa città, il cui porto era uno dei più importanti di tutto il Mediterraneo antico. Dopo una serie di epidemie mortali che avevano decimato il numero dei suoi abitanti e la caduta dell’Impero Romano la città si era completamente spopolata. Nel Settecento anche a Paestum sono iniziati i primi scavi, ad oggi ancora attivi. Grazie a questi possiamo ammirare i suoi antichissimi templi di origine greca, nonché i diversi edifici pubblici e commerciali tipicamente latini che la costituivano.
Paestum viene definita come “la città meglio conservata della Magna Grecia”, ma nonostante questo buona parte di questo sito archeologico deve ancora essere portato alla luce, studiato e preservato. Tanti gli scavi attivi, come quello iniziato un anno fa presso il Porticus meridionale, o quello della necropoli di Ponte di Ferro, volto alla revisione e alla pubblicazione sistematica di dati già raccolti negli anni Ottanta. Sempre nel 2018 sono iniziati gli scavi presso il Sacello-Heroon e diverse indagini geofisiche, basate sull’utilizzo di georadar e di strumenti geoelettrici volti a ricostruire tutto il processo di attività archeologico avvenuto in loco negli ultimi tre secoli.
Al momento notevole importanza la rivestono i lavori di riqualificazione e di valorizzazione del Parco Archeologico di Paestum realizzati con i fondi PON (Programma Operativo Nazionale). Questi lavori stanno permettendo l’entrata degli archeologici direttamente negli isolati urbani di Paestum, isolati fino a poco tempo fa nascosti da una fitta vegetazione spontanea, coperti da terra e detriti di vario genere. Si possono ora iniziare a studiare nuovi reperti legati a diversi edifici di origine romana, per lo più edifici di natura commerciale, terme ed abitazioni private. Grazie a questi ritrovamenti si possono ricostruire tutti i mutamenti di una storia secolare e le peculiari planimetrie che attestano tutti i cambiamenti della città di Paestum. Gli archeologici possono oggi toccare con mano le pietre, le terre e le malte che formavano questi edifici, concentrandosi in particolare sui resti di affascinantissimi mosaici che raccontano della vita della città. Il tesoro celato all’interno del Parco Archeologico è incommensurabile ed è strabiliante pensare che ne conosciamo ancora solo una piccolissima parte. Ogni operazione ci regala incredibili sorprese che arricchiscono un immenso patrimonio comune, che occorre proteggere e promuovere nel mondo.