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Spiagge Cilentane nel rapporto Legambiente sulle offerte “green”

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Il rapporto di Legambiente sul fenomeno “Spiagge Green”, racconta un Paese in cui le spiagge libere sono sempre meno. I dati sono molto diversi tra Nord e Sud, ma la tendenza è univoca: aumentano ovunque le spiagge in concessione e laddove non avviene è perché semplicemente non ci sono più spiagge libere, come in Versilia e Romagna, in alcuni tratti della Liguria. In Sicilia, dove la percentuale di spiagge in concessione è molto più bassa, negli scorsi mesi sono state presentate 600 richieste di nuovi stabilimenti. Siamo di fatto l’unico Paese




europeo che non pone un limite alle spiagge in concessione, lasciando alle Regioni queste scelte. Ma la situazione è evidentemente, in alcune zone d’Italia, è sfuggita di mano, un cittadino dopo aver fatto il bagno può solamente andare a sdraiarsi sul marciapiede a prendere il sole o in alcuni casi andare in un tratto di costa vietato alla balneazione. Ma la questione che viene fuori da questa analisi della situazione delle concessioni è più generale, riguarda il rispetto dei diritto dei cittadini di poter godere liberamente gratuitamente di almeno un tratto di mare e di spiaggia. Anche perché, ricordiamocelo, le spiagge sono un demanio pubblico inalienabile e quindi di tutti. La seconda “fotografia” delle spiagge del nostro Paese racconta un vero e proprio boom degli stabilimenti che puntano su un offerta green. Nel Cilento, è nato da qualche anno, un’ enorme interesse in termini di scelte a impatto zero sull’ambiente. Alcuni, sono gli stabilimenti che hanno scelto di diventare plastic free e di puntare sulle rinnovabili, di salvaguardare le dune e recuperare specie autoctone, di valorizzare prodotti a chilometro zero di utilizzare solo legno e materiali naturali per le strutture, di eliminare ogni barriera per l’accesso, di premiare e aiutare con spazi ad hoc chi si muove in bici o con mezzi di mobilità elettrica e molto altro ancora.

E in molte realtà una proficua collaborazione tra Comuni e balneari ha portato ad una offerta di qualità con strutture leggere che consentono di vedere il mare senza barriere e di far convivere parti in concessione e libere. Ed è importante sottolineare che questa scelta è premiata dai clienti, italiani e stranieri, che oggi scelgono proprio questo tipo di offerta di qualità e attenta all’impatto sull’ambiente. Dimostra quanto oggi cresca l’attenzione nei confronti della sostenibilità ambientale e anche di come sia premiata da cittadini che sempre di più chiedono di impegnarci tutti nella lotta per fermare i cambiamenti climatici e per spingere l’economia circolare, per ridurre l’impatto che ognuno di noi determina nei confronti dell’ambiente. Ecco alcuni esempi virtuosi sulle spiagge Cilentane.

Il Posidonia BeachClub di Ascea Marina, negli anni ha ricostruito la duna alle spalle dello stabilimento, spianata da precedenti gestori per realizzare un parcheggio. Inoltre presenta un impianto fotovoltaico ed un orto in spiaggia che utilizza anche a scopo didattico durante l’autunno o la primavera. Il ristorante usa il più possibile prodotti locali; per le feste usa la Silent Disco. Lo stabilimento è praticamente tutto in legno con scarsissimo impatto paesaggistico.

Lidi del Parco di Marina di Camerota, è un marchio d’impresa creato dall’Associazione Stabilimenti Balneari Marina di Camerota in partenariato con l’Ente Parco Nazionale del Cilento. Chi ne fa parte attua la raccolta differenziata (avviata in tutte le strutture associate allinizio dellestate 2005), partecipa alle diverse giornate ecologiche per la pulizia dei fondali e delle spiagge promosse in questi anni in collaborazione con istituzioni ed organismi importanti quali Legambiente Campania, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, la Provincia di Salerno, la Comunità Montana Lambro e Mingardo e il Comune di Camerota, ma fa anche azioni volte alla didattica in spiaggia per la protezione e la valorizzazione delle aree dunali, partecipa all’organizzazione di seminari e convegni per questioni territoriali e per la valorizzazione della risorsa mare e per denunciare i problemi derivanti dal rischio idrogeologico, dalla viabilità e dell’erosione costiera.

L’Oasi dunale – Paestum – In corrispondenza della famosa area archeologica, sul litorale pestano, si trova l’oasi dunale che occupa una superficie di ben 16 ettari (11 di pineta e 5 di spiaggia) ed è gestita dal circolo di Legambiente Freewheeling di Capaccio-Paestum. L’iniziativa di tutela dell’area ha preso avvio dalla comprensione dell’importanza dell’ecosistema dunale e dall’osservazione dei molteplici motivi di degrado che ne compromettevano lo stato di salute. Fra la duna e la pineta s’incontra un’importante macchia mediterranea, vegetazione bassa e intricata ricca di arbusti. La pineta è costituita da pini domestici e pini di Aleppo, piantati negli anni 50 dalla Guardia Forestale per proteggere le aree interne dai venti salmastri.
Negli oltre 20 anni di gestione dell’area sono stati sperimentati diversi modelli naturalistici per la cura e la difesa della fascia dunale insieme a professionisti, università e studenti. Diversi i progetti di sensibilizzazione al rispetto dell’ecosistema dunale rivolti a turisti e bagnati che accedono gratuitamente all’ oasi e alla spiaggia. Radicate le alleanze con altre associazioni e enti per animare e far conoscere l’area che negli anni è diventata una fucina di progetti e scenario di gite, studi, incontri e dibattiti. Dal percorso sensoriale alla macchia mediterranea per non vedenti, la costruzione di passerelle per permettere a tutti la discesa a mare, i campi di volontariato per il supporto estivo, il collegamento con l’area archeologica di Paestum attraverso la cura del percorso degli Argonauti, d’intesa con i migranti ospiti sul territorio, il coinvolgimento di artisti per la land art in pineta. Un laboratorio costiero da moltiplicare per diffondere educazione ambientale e rispetto del mare.

Dum Dum Republic – Paestum – Il Beach club del Cilento che sorge all’ombra dell’area archeologica dei templi di Paestum e da molti anni ha scelto di evitare materiali monouso o di sostituirli dove è necessario, consentendo solo l’utilizzo di materiale biodegradabile e compostabile. L’iniziativa più creativa è la sfida ai clienti a “Non chiedere la cannuccia”, proponendo, per gli aperitivi in riva al mare l’utilizzo di maccheroni di zito per sorseggiare i drinks. L’obiettivo è far capire che chiedere una cannuccia in plastica, che non è utile e nemmeno decorativa, è un gesto che nella sua inutilità rappresenta per l’ecosistema una sciagura mostruosa, responsabile dell’inquinamento delle spiagge e dei mari. La conversione green continua con l’utilizzo di piatti in ceramica per il pranzo, stoviglie di acciaio e l’antica bottiglia di vetro dal fascino retrò a tavola, vassoi di legno e asporto riciclabile oltre che una massiccia campagna sulla raccolta differenziata .

(fonte: Legambiente – Rapporto Spiagge 2019)

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