Anche in Campania esistono comuni Spighe Verdi Italiane,il riconoscimento assegnato ogni anno dalla ong danese FEE ai comuni rurali che hanno intrapreso un percorso di crescita virtuoso per l’ambiente e la comunità diventando così anche destinazioni perfette per il turismo consapevole e slow.
Lo riporta il settimanale Vanity Fair a firma di Fabiana Salsi. La Fee è la ong che ogni anno assegna anche le Bandiere Blu, il riconoscimento al mare più bello e più pulito ed allo stesso modo l’assegnazione delle Spighe Verdi segue un inter procedurale molto lungo e complesso che coinvolge diversi enti istituzionali come il Ministero dell’Ambiente e quello delle Politiche Agricole, e poi tra gli altri l’ISPRA e Confagricoltura, che ha un ruolo di primo piano dato che con la FEE ha messo a punto 67 indicatori in base ai quali hanno selezionato le migliori località.
Gli indicatori presi in considerazione servono a valutare – continua l’articolo – l’attenzione alla sostenibilità dei comuni rurali, la propensione delle amministrazioni a migliorarsi e la partecipazione al processo virtuoso delle comunità e delle imprese. Tra questi l’educazione allo sviluppo sostenibile, il corretto uso del suolo, la presenza di produzioni agricole tipiche, la cura delle aree naturalistiche, l’accessibilità per tutti senza limitazioni e la qualità dell’offerta turistica.
L’obiettivo di questo riconoscimento è anche valorizzare il grande patrimonio agricolo italiano, i suoi paesaggi, la sua cultura, oltre ai suoi prodotti. Quest’anno le tre regioni con il maggior numero di riconoscimenti sono Marche, Toscana e Piemonte, tutte con 6 località, invece per la Campania, con 5 località che sono Agropoli, Positano, Pisciotta, Massa Lubrense e Ascea. Una lista che si infoltisce di anno in anno, segnale di un percorso che dà nuovi frutti. «È un percorso – ha detto Claudio Mazza, Claudio Mazza presidente della FEE Italia a Vanity Fair – che ha l’obiettivo di stimolare i Comuni rurali ad una conduzione sostenibile del territorio, impegnandoli in un processo di miglioramento continuo e creando un legame strategico tra amministrazioni locali e agricoltori per la valorizzazione del territorio».
«Sono sempre di più i Comuni che hanno fatto della sostenibilità la loro grande occasione e dell’agricoltura il settore da cui far partire la rivoluzione culturale», ha sottolineato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. «Una carta importate – ha concluso – da giocare sul tavolo della competitività territoriale, così come in oltre trent’anni di vita hanno fatto i Comuni Bandiere Blu».
(fonte:vanityfair.it)