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8 Marzo “La donna nel Cilento”, la voce agli scrittori

Fin dai tempi più antichi le operose donne cilentane, contadine dall’esistenza faticosa di una terra geograficamente isolata dal resto della penisola, riuscirono con grande dignità e impegno a ritagliarsi propri margini di autonomia. In casa si occupavano di cucinare e di tenere in ordine, ma non solo: con in mariti assenti per il lavoro nei campi, o, nei secoli più recenti, divenuti briganti, quando non erano loro stesse brigantesse, e poi nel 900 con gli uomini emigrati o impegnati nelle guerre, le donne si occupavano della gestione economica familiare. Custodivano il grano e i viveri tutto l’anno, e gestivano il denaro della famiglia. E poi insieme le donne, fuori casa, lavoravano nei campi, e s’incontravano al fiume o al lavatoio comune.

E nel periodo autunnale e invernale a loro era affidata la raccolta delle olive, attività importantissima per l’intera economia cilentana. In quasi ogni casa, poi, vi era un telaio col quale lavoravano il lino,la canapa, il cotone, e la resistente ginestra cilentana. Quella del ricamo è una vera arte, tramandata nei secoli di donna in donna attraverso gli “imparaticci”, tessuti ricamati che spiegavano come realizzare i punti antichi e gli antichi decori. Il ricamo come scrittura femminile, dunque! E non dimentichiamo quanti termini letterari provengono da qui: la trama, l’ordito, l’intreccio…


Tra i saggi insegnamenti delle donne, ci sono i racconti, le fiabe, le ninne nanne; conoscenze di valore inestimabile che di generazione in generazione sono arrivati a noi. E cosa dire del cibo? Cosa ci risveglia ricordi assopiti più del profumo di un piatto della tradizione? I fusilli, per cui è indispensabile il “ferro” che gelosamente ogni donna ancora oggi custodisce nella propria cucina; la conserva di pomodoro, che ogni estate ancora viene preparato dalla donne di famiglia insieme riunite; L’elenco dei piatti cilentani è lungo, ma il più antico è senz’altro lo scauratiello, eredità delle donne greche che vissero in queste aree tra il VII e il VI secolo a. C.
Sempre più donne del Cilento oggi hanno ereditato le tradizioni tessili dal passato, e tantissime, nelle proprie case o nelle strutture ricettive che hanno fondato, continuano ogni giorno a far rivivere i piatti della tradizione cilentana.

Il mio romanzo, “Mirari”, in cui ho dato largo spazio alla figura della cuoca cilentana Maria, si sente forte il profumo delle piante aromatiche e dei piatti della tradizione, simboli della forza delle donne del Cilento. Attraverso la mia scrittura, e le protagoniste femminili cilentane del mio romanzo “Mirari”, voglio oggi rendere omaggio a tutte le forti, meravigliose e operose donne del Cilento. (di Antonella Casaburi)

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