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mercoledì, 24 Aprile 2024
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Ecco perché la tradizione vieta severamente di mettere il pane capovolto.

I nostri nonni erano categorici: non si deve mai mettere il pane sotto sopra a tavola perché porterebbe sfortuna e sarebbe un segno di disprezzo verso gli altri commensali. Si tratta di una superstizione che ha le radici nel passato e che è stata tramandata fino a noi. Ma come nasce questa tradizione?

I motivi sono due e antichissimi. Il primo riguarda la religione cristiana; il pane, che come noto simboleggia il Corpo di Cristo, offerto capovolto equivale a bestemmiare, infatti, era consuetudine, prima di infornare il pane, intagliarne la parte superiore con un segno di croce a simboleggiarne la sacralità. A tavola, sembrava brutto tenere la croce sotto, a contatto con il tavolo. La seconda ragione riguarda invece la Storia e ci conduce fino alla Francia Medievale, in cui si diffuse una sorta di codice segreto. Tutto ebbe inizio a metà ‘400, in Francia, sotto il regno di Carlo VII, il cosiddetto Re Vittorioso.

Il monarca, feroce sostenitore della pena di morte, attuò una tremenda campagna di reclutamento di boia, armando di ascia persone comuni che ovviamente pagarono il prezzo dello sdegno dei concittadini. Sdegno mostrato anche da parte dei fornai, che iniziarono a preparare appositamente per i temibili esecutori pane di bassissima qualità.

Carlo VII, per tutelare i sanguinari scagnozzi, fece emanare un decreto per obbligare i panettieri a trattare tutti i clienti allo stesso modo, boia inclusi; in caso contrario, i fornai sarebbero andati incontro alla pena capitale. Questi furono così costretti ad accettare, ma cominciarono a porgere ai boia il pane capovolto in segno di disprezzo. Fu allora che il re escogitò una soluzione passata alla Storia: incappucciare gli aguzzini, in modo tale da renderli non riconoscibili.

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Angela Capuano
Angela Capuanohttps://www.cilentoreporter.it/
Il mio piacere è cucinare. Credetemi non è solo un hobby ma uno stile di vita. Le mie pietanze rispecchiano quella che è la mia terra: il Cilento, fonte del mio essere e della mia quotidianità. Vi proporrò le ricette tradizionali e non, alle volte con delle piccole varianti o accorgimenti.

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