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L’ultimo libro di Enrico Fagnano, “La Storia dell’Unità d’Italia”

Il libro, racconta ciò che accadde nel Meridione dopo il 1860 con particolare riguardo alle conseguenze economiche dell’unificazione, senza però tralasciare gli altri aspetti, quelli più cruenti, legati alla rivolta popolare, il cosiddetto brigantaggio, peraltro in questi ultimi tempi attentamente indagato in numerosi testi, tra i quali per completezza si segnala Il sangue dei vinti, dello storico toscano Giordano Bruno Guerri.

Rimanendo agli aspetti economici, dopo l’annessione cominciò un trasferimento di risorse verso il nord, che fu massiccio e riguardò tutti i settori. A questo proposito Antonio Gramsci è molto esplicito, quando nel decimo dei Quaderni dal Carcere (Einaudi, 1948-51, e poi edizione critica a cura di Valentino Gerratana, Einaudi, 1975) scrive: “Le masse popolari del nord non capivano che l’unità non era avvenuta su una base di eguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Mezzogiorno, cioè che il Nord concretamente era una piovra che si arricchiva alle spese del Sud e che il suo incremento economico-industriale era in rapporto diretto con l’impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale.”

Le tappe fondamentali di questo processo furono la vendita dei terreni demaniali (esclusivamente nel sud, che fruttò 300 milioni), iniziata nel 1862, la vendita dei terreni ecclesiastici (quasi esclusivamente nel sud, che fruttò 620 milioni), iniziata nel 1867, la legge del 1866 sul corso forzoso (che garantì alla torinese Banca Nazionale di incamerare le monete d’argento del Banco di Napoli, pari a circa 443 milioni), la legge del 1887 sui dazi doganali e infine l’utilizzo delle rimesse degli emigrati.

In conclusione, se l’Italia nel Novecento è diventata uno dei paesi più industrializzati al mondo (fu il sesto attorno al 1920 ad acquisire le caratteristiche per poter essere definito in questo modo), lo deve al contributo determinante, o sarebbe meglio dire al sacrificio, del sud. Le sue ricchezze hanno consentito la nascita della grande industria nazionale, concentrata nel nord, i suoi consumi hanno dato la possibilità alle imprese settentrionali di crescere e, infine, sono state le rimesse dei suoi emigranti, che hanno permesso a queste imprese di consolidarsi, per poi affrontare i mercati internazionali senza restarne schiacciate. La parte più progredita del Paese finalmente unito deve molto al Meridione e ai Meridionali. E il libro di Fagnano serve anche per non dimenticarsene.

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